“Una forma di vita” di Amélie Nothomb
Casa editrice: Voland
Anno pubblicazione: 2011
N. pagine: 116
Prezzo: € 14,00
Questa è una storia vera, ma non troppo. Vero è che Amélie Nothomb non si è ancora lasciata affascinare dalla posta elettronica e continua a curare personalmente, quotidianamente, la corrispondenza (nel senso più tradizionale del termine, ossia quella scritta a mano) con i suoi lettori. Di lettere ne riceve tante, dai contenuti più disparati, ma una storia come quella di Malvin Mapple l’ha tirata fuori dalla sua immaginazione, in seguito alla lettura di un articolo sulle condizioni dei soldati obesi di stanza in Iraq, ostaggi della bulimia e di una guerra senza fine, ma con tanti scopi. Malvin le scrive dal fronte e le racconta la sua esperienza: prima la vita da soldato in missione in una terra sconosciuta e difficile, le atrocità che ha subito e che ha compiuto in prima persona, poi il graduale ripiegamento sul cibo, valvola di sfogo, rifugio e, infine, prigione.
Amélie si appassiona alla storia di Malvin, gli scrive in maniera assidua e cerca di sostenerlo, dandogli anche uno spunto del tutto originale per sconfiggere la sua dipendenza e liberarsi di un fisico deformato, del quale lui stesso ha orrore. Con delicatezza, lo spinge verso la body art e lo invita a fotografare parti del suo corpo, aiutandolo così a trarne consapevolezza in maniera graduale. Ma proprio quando il soldato sembra cominciare a darsi una scossa, il rapporto epistolare si interrompe. Malvin non scrive più e non risponde alle lettere di Amélie. Di lui si perdono le tracce e questo fa supporre un triste epilogo. Potrebbe essere così se a scrivere il romanzo fosse stato qualcun altro. In effetti, un soldato al fronte può restare ucciso, può essere catturato, insomma può accadergli di tutto. Visto che la storia è opera della vulcanica Nothomb, non possiamo che imbatterci in un finale eclatante, che smonta tutto quello che è stato precedentemente costruito.
Malvin si rivela tutt’altro da quello che aveva lasciato intendere, in poche righe la sua storia si scompone e si ricompone in modo sorprendente e al lettore può solo venire in mente che, ancora una volta, la scrittrice ha superato ogni aspettativa. Il ritmo della narrazione resta costante fino all’ultima pagina e cattura l’attenzione in maniera quasi ipnotica. La sorpresa finale e la nuova prospettiva che ne consegue inducono a rivalutare l’intera storia. L’autrice, però, non dà mai una chiave di lettura univoca, non offre nessuna pista da seguire, ma lascia il lettore libero di trarre le sue deduzioni. Anche questo è parte del suo genio.
autore: Flavia Vitale