In questo secondo album il trio veneziano già vede con nostalgia la giovinezza. Se nell’album d’esordio la sfrontatezza e la leggerezza dominavano in questo “29” -oltre ad minutaggio di ben trentadue minuti- è il lavoro il fulcro, aspetto di una vita che celebra la giovinezza perduta e l’ingresso nella fase adulta. I brani sono essenziali, molto sincopati, accelerati in un power-pop di matrice Buzzcocks, sempre frizzanti e serrati. La malinconia si respira in certe arie, seppure la ritmica raramente rallenta, tra sprazzi di garage (“Swear your fats”), di stomp-punk (“Having fun”, “Badball”), beat-rock’n’roll (“Mod-Joe) e pop accattivanti (“The kids are connected”). In altre parole i SuperTempo sono riusciti perfettamente ad esorcizzare la nostalgia per la giovinezza andata.
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autore: Vittorio Lannutti