Con il loro secondo album “Big Smoke London Town“, da poco uscito per la storica etichetta Dirty Water, i Dustaphonics confermano di essere una delle band più ‘hot’ dell’attuale scena underground londinese. Il loro sound mescola nello stesso calderone rock’n’roll, soul, R&B, chitarre surf e atmosfere garage. E può contare sulle doti vocali e sull’incredibile presenza scenica della (nuova) cantante Hayley Red.
Abbiamo incontrato il fondatore del gruppo, il chitarrista Yvan Serrano Fontova, conosciutissimo anche nelle vesti di DJ con il nom de plume di Healer Selecta. Con lui abbiamo parlato a lungo dei Dustaphonics, del loro stile, della loro attitudine e del ruolo nel panorama underground di Londra. Completano la formazione Eric Frajiria alla batteria e Dan Whaley al basso.
Come e quando si sono formati i Dustaphonics? La leggenda vuole che abbiate iniziato come band per la colonna sonora di un film della leggendaria Tura Satana (l’attrice protagonista del classico di Russ Muyer, “Faster Pussycat! Kill! Kill!”)…
Yvan: È iniziato tutto nel 2008 in uno studio di registrazione ad Hackney mentre registravo un disco per il mio altro progetto Healer Selecta, un album di funk soul reggae per la celebre etichetta Freestyle Records. Ad accompagnarmi erano i grandi session men del collettivo Raison d’Etre, quando la mia amica Tura Satana mi chiamò da Reno, Nevada, per chiedermi se volessi scrivere alcuni pezzi per la colonna sonora del suo prossimo film. Ovviamente accettai l’offerta: registrammo diverse canzoni che a Tura piacquero molto. Addirittura lei ed io firmammo assieme un pezzo intitolato “Burlesque Queen”. Questi brani erano troppo rock’n’roll per essere pubblicati dalla Freestyle, così utilizzai il titolo dell’album che stavo realizzando per loro (“Dust-a-Phonic”) per dare un nome al nuovo progetto e fare uscire un promo CD i cui brani finirono su Myspace: in pochi giorni fioccarono le richieste per suonare dal vivo in Spagna e Francia. Erano nati i Dustaphonics! I ragazzi della Dirty Water Records decisero di pubblicare il singolo “Burlesque Queen”. Sfortunatamente Tura Satana morì poche settimane prima della sua uscita.
Il vostro stile è un mix di musica “vintage”: R&B, surf, garage, beat, soul, rock’n’roll. Come definireste il vostro suono e come mai la vostra formula musicale attinge a piene mani dal passato?
Negli anni Novanta ero uno dei pochi DJ a suonare solo 45 giri di musica “vintage” quando Londra era prevalentemente un territorio per la house. Ho sempre desiderato suonare la musica che amo e condividerla con una nuova generazione. Sono un collezionista di dischi, che compro e vendo sin dagli anni 80, ho anche avuto nei primi anni 2000 un negozio di dischi a Hoxton Square (nel quartiere, oggi hip, di Shoreditch, NdA) e suono rock’n’roll sin da quando ho 14 anni.
Tutto questo è per dirti che sin da ragazzino ho speso ore ed ore ad ascoltare e provare a suonare sulla mia collezione di dischi blues, rhythm & blues, soul, surf, rockabilly, funk, jazz, country, mambo/latin boogaloo, 60’s rocksteady, 70’s reggae, 70’s afro beat, ’77 punk rock. Tutta quella musica è diventata un’enorme fonte di ispirazione. Del resto, se pensi a band fantastiche come i Rolling Stones, i Beatles o Sonics, ti rendi conto che hanno creato il loro tipico suono cercando di copiare la musica che le aveva influenzate per poi farne una versione del tutto personale. Se dovessi definire il nostro stile di rock’n’roll direi che è “dust-a-phonic”: “dust”, per la polvere che trovo sempre nei magazzini quando vado a caccia di vecchi vinili e quindi il suono di ieri e lo spirito dei primi pionieri del rock’n’roll; e “phonic” per l’energia e il sound di oggi.
Dal primo al secondo album avete cambiato cantante passando da una vocalist di colore come Kay Elisabeth a Hayley Red che, oltre a una voce potente, ha pure una grande presenza scenica. Credi che il suono dei Dustaphonics si sia in qualche misura trasformato per via di questi cambi di formazione?
No, non credo. Prima di Hayley abbiamo avuto due cantanti e due o tre cambi di line-up. Il fatto di avere diverse cantanti non ha mai cambiato nulla. La gente si rende perfettamente conto che se suoni le tue canzoni con la stessa passione ed energia di sempre non importa chi le canti. Ovviamente deve trattarsi di un buon cantante e Hayley Red è coinvolta al 100 per cento con la musica dei Dustaphonics! Abbiamo la stessa energia, siamo dei gran lavoratori e lei è la persona che ho atteso per anni per questo progetto. Dal canto suo, erano anni che Hayley desiderava cantare in una band come questa, quindi non poteva esserci una migliore combinazione! È una persona fantastica con cui lavorare, soprattutto in un ambiente pieno di dive: lei invece bada al sodo, è una ragazza super positiva che vuole cantare rock’n’roll e soul e dire alla sua generazione di quanto sia speciale il rock’n’roll e che la musica ‘vintage’ dovrebbe essere nelle playlist negli smartphone di ogni ragazzino.
Avete da poco pubblicato il vostro secondo album dal titolo “Big Smoke London Town”. Trovate che Londra sia una grande fonte di ispirazione?
Il leggendario John Peel ha fatto in modo che mi trasferissi a Londra nei primi anni 90: passò per radio sulla BBC1 il mio gruppo francese Showman & The Thunderous Staccatos, dopo di che ci fu chiesto di aprire per Dick Dale al Forum. Dopo un tour con gli A-Bones come autista e tecnico del suono, decisi di rimanere in pianta stabile in città e da allora Londra è stata una grande influenza, come musicista, come uomo e come collezionista di dischi. Dopo essere stato fortemente coinvolto con la scena garage rock’n’roll, ho poi creato la “mia” scena nei primi anni 2000 con il collettivo Raison d’Etre. Per quanto riguarda l’album e in particolare la canzone “Big Smoke London Town” posso dirti che ciò che amo di Londra è il suo ritmo. Ogni città ne possiede uno e quello di Londra è il mio beat. Londra è come una femme fatale, o una droga di cui non puoi fare a meno. Sei sotto la sua magia anche se a volte può avere degli aspetti negativi come tutte le metropoli.
La title track è anche un tributo al mio amico Jeff Dexter, fan dei Dustaphonics e uno dei primi DJ in città, che nei primi anni Sessanta contribuì a creare una piccola scena musicale e successivamente un piccolo festival chiamato Glastonbury che è poi diventato quello che tutti conosciamo.
Avendovi visti dal vivo, posso dire che stile, energia e passione sono i tre elementi che emergono maggiormente dai vostri concerti. Quanto l’energia e la passione sono importanti per i Dustaphonics? E vi considerate soprattutto una live band?
Grazie mille, è un grande complimento! L’energia e la passione sono tutto per me, senza energia e passione niente accade nella vita e nella creatività. Sì, ci consideriamo soprattutto una live band da quando Hayley Red si è unita ai Dustaphonics due anni fa. Assieme a noi due, che in qualche modo siamo l’immagine della band, c’è un fantastico batterista, l’italiano-londinese Eric Frajiria, mentre al basso abbiamo diversi amici che ruotano in base alle nostre esigenze e ai loro impegni di lavoro, dal momento che Dan Whaley, che ha registrato il disco, non può sempre essere con noi. Siamo come una famiglia unita dalla musica e dal vivo siamo felici di condividerla e suonarla assieme. È importante suonare con chi rispetti sia musicalmente che umanamente dal momento che quando sei in tour trascorri un sacco di tempo assieme, sul palco e fuori. La musica è la nostra passione e avere l’opportunità di suonarla in giro ci dà energia positiva. Questa energia per me è soul e non ha nulla a che vedere con il colore della tua pelle o dove sei nato. Ha a che fare con qualcosa che ti porti dentro. E la musica è dentro ogni membro dei Dustaphonics!
I Dustaphonics sono una delle band più attive dal vivo a Londra. Vi sentite di far parte di una scena?
I Dustaphonics fanno certamente parte della scena underground di Londra, ma non so se rientriamo in qualche tipo di cliché. Abbiamo fatto un singolo e due album per Dirty Water, un’etichetta conosciuta in tutto il mondo per le sue produzioni garage e rock’n’roll, ma non siamo propriamente un gruppo garage. Per via dei miei album per la Freestyle, diversi “funkster” londinesi amano i Dustaphonics e vengono ai nostri concerti, ma ciò non significa che i Dustaphonics siano una funk band. Grazie alle mie serate da DJ in cui passo musica soul, abbiamo mod e fanatici del soul a cui piacciono i Dustaphonics e che ci seguono dal vivo, ma non per questo siamo una classica band soul o mod. Siamo stati la backing band di Dan Aykroyd, ovvero Elwood dei Blues Brothers, ma non per questo siamo una blues band (anche se siamo in missione per conto di Dio!). Ai nostri concerti vogliamo che la gente si diverta e canti assieme a noi: chi vuole ballare balli e chi vuole saltare salti! Il nostro pubblico è un po’ come quello dei Cramps che riunisce fan di diverse nazionalità provenienti da diverse scene: psychobilly, rocker, rockabilly, garage, punk, gotic, eccetera. Non apparteniamo a nessuna scena in particolare e siamo felici di questo: siamo bohémien dell’underground.
In questo periodo la scena underground di ispirazione rock’n’roll sembra essere piuttosto viva in città…
Sì, la scena underground londinese è spettacolare. Te lo posso dire anche perché da una quindicina d’anni faccio anche il promoter in città e tutti i generi o sottogeneri underground vanno alla grande. C’è una nuova generazione e nuovi gruppi molto ‘cool’. Londra sembra rigenerare e ricreare sempre della grande musica e questo è anche il motivo per cui musicisti bravissimi arrivano in città da tutto il mondo. Ed è anche il motivo per cui alcuni membri dei Dustaphonics sono degli italiani residenti a Londra!
Chiusura con la domanda di rito. Progetti futuri?
Registrare il nostro prossimo album per il quale Hayley ed io abbiamo già scritto il 60 per cento del materiale. I Sonics ci hanno chiesto di essere il loro gruppo spalla per il tour europeo del 2015: sarebbe un sogno e speriamo davvero che la cosa vada in porto. E poi concerti, concerti e ancora concerti. Ci piacerebbe molto tornare in Italia, dove siamo stati per un piccolo tour due anni fa: vorremo tornarci nel 2015 per una serie più lunga di date.
https://www.facebook.com/TheDustaphonics
autore: Roberto Calabrò