Indolente, lirico e sottilmente psichedelico, Full of Love è un disco capace di trasmettere vibrazioni fuori dal tempo, lontane dalla frenesia; un disco dai toni pacati che nasconde comunque il fuoco sotto la cenere, come fa chi i dispiaceri nella vita li ha conosciuti ma ha cercato di maturare una qualche difesa, una scorza dura ed impenetrabile. Un album volutamente ai margini del clamore, generalmente folk ma in un’accezione non scontata: come folk sono riduttivamente definiti i dischi solisti di Syd Barrett – ‘Despedida’ è un brano emblematico, a tal proposito – o quelli di Howe Gelb, ed il sestetto irpino composto da musicisti provenienti da un background vario e generalmente meno rilassato dimostra di possedere un linguaggio musicale spedito e convincente già all’esordio.
Quello di G.B.Husband and the Ungrateful Sons è dunque un lirismo quieto e spiritato che metaforicamente ha il sapore del deserto al crepuscolo e di auto guidate su polverose highway americane srotolate nel nulla col sole impietoso che confonde l’orizzonte, e della vita cantata pigramente da una veranda col paesaggio fisso ed i propri dispiaceri oltre l’orizzonte: e forse ‘Weepin’ più di tutte mostra questo aspetto della band, non un brano granchè evidente, tutto sommato un semplice bozzetto, ma di grande sensibilità.
Chitarre e tastiere tessono trame folk psichedeliche agrodolci con delicati suoni retrò, mentre i tamburi e le percussioni senza rovinare l’incanto creano sullo sfondo un effetto sottilmente ipnotico, efficace, laddove la misura del limite, la conoscenza dei propri mezzi, le repentine melodie ben scritte – ‘Quietness’ – innestate anche in strutture più sperimentali – la spoglia, desolata ‘Lonely Roads’, o la bizzarra ‘Not Again’ –, e la voce di alcol e nicotina di G.B.Husband sono i punti di forza di questo progetto sorprendentemente maturo e centrato.
Vari sono i mantra suggestivi, tra i quali citiamo i più riusciti: ‘Lullaby’, in cui il duetto chitarra/tastiera raggiunge una vetta, ‘Full of Love’, ‘Magic Inside’ con un bel finale che prevede anche un sax ad accentuarne il carattere corale e ‘Thin Ice’, ballata del deserto che ci ha davvero commosso, e che sintetizza tutti gli aspetti più tipici di G.B. Husband and the Ungrateful Sons.
Da sottolineare anche il bell’artwork dell’album, opera dell’illustratrice Gaia Guarino.
autore: Fausto Turi