Di sicuro l’incredibile e prolifica carriera di King Creosote, al secolo Kenny Anderson, non sarà alterata in nessun senso da questa ultima fatica, che risulta essere il suo 44esimo album. Troppo è stato già prodotto e composto da Anderson perché un album “marginale” possa influenzarne lo stile complessivo.
From Scotland to Love è infatti una colonna sonora tematica, prodotta da David McAulay per il film documentario omonimo di Virginia Heath realizzato per celebrare l’edizione 2014 dei Glasgow Commonwealth Games. E per comprendere questo album commemorativo va compreso il film altrettanto commemorativo: film e album sono infatti un cammino poetico nella storia del paese, con il film realizzato totalmente da materiale fotografico d’archivio senza commento vocale o narrazione.
Ciò rende dunque tanto più importante la colonna sonora, che diventa l’unica vera “voce” del film: questa voce è From Scotland to Love, e questa voce è affidata più che giustamente al più importante folk-singer scozzese, già vincitore di un Mercury Prize nel 2011 e fondatore di una sua propria etichetta indipendente, la Fence.
Di questo album Anderson ha detto “Sostanzialmente è come guardare a noi stesi nel passato – come guardare ai tuoi nonni o bisnonni cercando di imitarli, facendo quello che loro facevano. Ma bisogna ricordare che quello non era il passato per loro – loro erano proprio al confine estremo del tempo proprio come noi ora”.
Musicalmente, l’album si distingue da alcuni lavori passati intanto per essere affidato all’etichetta Domino, dopo alcune recenti collaborazioni con la Warner. E, stilisticamente, per essere più poli-strumentale e ammiccante al pop di quanto non siano altre sue composizioni rigidamente folk.
Leaf Piece, Miserable Strangers o Cargill, ad esempio, sono composizioni più tastieristiche che non da chitarra acustica, e addirittura One Night Only, il primo singolo, è uno scoppiettante rock-pop volutamente inserito a metà album per ravvivare il ritmo, mentre One Floor Down è decisamente un soft-pop leggiadro come l’aria.
Più rigorosamente country-folk sono Largs e la filastrocca popolare Bluebell, Cockleshell, 123, tuttavia ancora venate di pop.
Il vero folk da brughiera lo ascolti in pezzi come Crystal 8s, Something to Believe in e A Prairie Tale, che sembrano davvero ballate cantate dalla cima di una scogliera, e trasudano melodia bretone da tutti i pori.
Alla fine da uno come King Creosote, una vita intera dedicata al folk e alla sua Scozia, ti aspetti che per un documentario fotografico sul suo paese ci sia molto di più dello stile che lo contraddistingue: From Scotland to Love invece, forse traendo lezione dal prodotto nazionale, il whisky, fa un po’ di “blended”: miscela sonorità e stili, con grande leggerezza.
E certamente leggero rimarrà questo lavoro, che non passerà alla storia come il suo miglior album ma che pur nella sua marginalità conserva tutta la dignità di un prodotto nato per uno scopo specifico.
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autore: Francesco Postiglione