E’ ovvio che quando il primo disco risulta un successo, per il secondo si cerca sempre di fare le cose più in grande, è una questione di prestigio o almeno ci si prova; il cantautore musicista inglese Ben Watt per il suo nuovo disco, Hendra, l’ha pensata fine e chiama a se Bernard Butler, chitarrista dei Suede, il produttore tedesco Ewan Pearson, e udite udite la chitarra di David Gilmour in un pezzo, il numero otto della tracklist, la stupenda ballata The levels che già da sola porta al top del top l’intero registrato.
Testi amarognoli e pensieri a zig zag tra i 60,s/70,s, ballate e acustiche solitarie che frequentano stilisticamente un John Martyn e l’alt-folk delle brume di Terra d’Albione, dieci tracce intime e con sintomi introspettivi che vanno a formare un ascolto riflessivo e accoccolato, una maniera come altre di guardarsi dentro e tirare fuori disagi e gioie. Una quarantina di minuti di piacere tiepido, dove la voce e l’armonia dell’artista culla, carezza e va dritto al cuore, senza fatica, sforna un feeling immediato che nemmeno te ne accorgi, e quando l’afferri già ti ha fatto suo con la delicatezza di un volo di farfalla.
Il field tenero di Forget, un James Taylor di passaggio Golden ratio, Nathaniel, e l’intimità soffusa nei cerchi melodici di The heart is a mirror, sono il piccolo antipasto di un piatto sonoro che sazia di buono.
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autore: Max Sannella