A cavallo – nulla di più azzeccato – tra Varese ed il Midwest arriva Stay il nuovo disco dei Frozen Farmer, formazione e linea di congiunzione al folk country che è anche l’oggetto di una passione tanto cara e travolgente, una oggettività sonora che si fa viaggio e trip fantastico, come salire a bordo di un treno a vapore per Yuma e sognare a rotta di collo spazi ventosi senza restringimenti di sorta.
Dieci brani tra caracolii polverosi, ballate, banjo, fisarmoniche, chitarre agrodolci e tutta quell’America di secondo taglio che l’epopea onirica della libertà ci ha sempre consegnato come territorio dove scorrazzare liberi ed inquieti all’insegna di tutto; il quartetto – anche con la partecipazione in due brani del chitarrista americano Tim Sparks, è un grande veicolo di emozioni e tradizione, intrecciano memorie ed enfasi come in giuoco a rimando, assume poi la forma mid-crooner delle formazioni d’oltre oceano che hanno nel sangue un accresciuto rispetto per le nuvole di passaggio, e che – come descrisse Altman – creano punti di riferimento impalpabili per crescere nella vita in poco tempo e volarci sopra.
Gli aromi Irish della titletrack e Valley Of memories, la morbidezza notturna delle ballate murder Fredericksburg e Shame on me e il “farewell” dondolante di End of the day trasmettono una personalità schietta in grado di travalicare trasformazioni formali e regalare, donare all’ascolto una manciata di delicatessen dagli entusiasmi in poppa.
Interessante.
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autore: Max Sannella