E mentre il mondo si chiede se nel futuro i Sonic Youth faranno ancora qualcosa, Thurston Moore, tra un disco solista ed un altro frequenta brutti ceffi dell’area black metal sperimentale.
Che l’estremo in musica sia il nuovo ‘alternative’ dovrebbe essere ormai cosa acquisita. Che il metal con le sue derivazioni black, sludge e noise sia una galassia sempre più in via di espansione l’abbiamo ripetuto più di una volta, forse sono necessari lavori come questo, con figure che provengono da un’ ‘altra storia’ a riabilitare un po’ certi generi o ad educare fasce di ascoltatori più ampie.
Con la sigla Twilight, più che di band si parla di progetto poiché oltre a mr. Sonic Youth gli altri componenti sono membri di altre formazioni titolate nei loro ambiti, da Nachtmystium a Minsk, da Buried At Sea a Krieg, da Leviathan a Lurker Of Chalice e nelle line-up precedenti persino Isis e Xasthur.
E con cotanta nobiltà nera, inevitabile che il progetto dovesse esaurirsi: ecco l’atto conclusivo.
Che non si tratti di ‘bruciachiese’ si sarà compreso allora, e se diffidenza e pregiudizi ancora albergano nelle orecchie dell’ascoltatore non resta che abbracciare questa colonna ed osservarne da vicino gli infiniti fregi che non raffigurano nessuna icona del black metal tradizionale; c’è forse solo uno screaming infinito a ricordarne l’espressività efferata.
Il resto è ricostruzione schizoide di paradigmi post-industriali come ci hanno insegnato i Godflesh, patterns monolitici pesanti come blocchi di cemento e dilaniati da vocals straziate. Lungs è la nuova Predominance addizionata di un’elettronica ancora più spietata ed inumana.
Oh Wretched Son è l’alienazione del noise nella sua reiteratività, è la desolazione dei neon metropolitani al netto di qualsiasi tentazione di poesia urbana, è la sua sanguigna reinterpretazione in blast-beat mode; chi vuol andare oltre il compiacimento dello sludge fine a sé stesso troverà in essa un nuovo viatico.
Swarming Funereal Mass dal passo lento e pesante è una processione dietro il feretro del doom e ne spiega il suo decesso a causa di una patologia incurabile chiamata post-metal.
Seek No Shelter Fevered Ones altrettanto sincopata, si svincola però dalla forza di gravità ed ipotizza una dimensione più spaziale e psichedelica, come dire Voivod sotto Qualuude, salvo rialzarsi prima del collasso in un’ultima reazione, una corsa epica e forsennata, una cavalcata questa sì davvero (post)metal.
Un brulicare elettronico, sferragliante, come organismi in una palude infetta, è l’acqua di coltura di A Flood Of Eyes, traccia anch’essa suddivisa in due parti, la prima più ‘narrativa’ se così si può dire ed il resto più a fuoco nella sua ipotesi di post-metal ossessionato dal noise.
Below Lights chiude i giochi e conferma la natura sperimentale dell’opera, le sue pulsioni ‘industrial’ ed il suo tentativo di portare un po’ più in là i limiti già violati decenni orsono dai figli impenitenti del post-punk più tribale, Killing Joke su tutti.
Un ascolto indubbiamente faticoso ma più significativo di mille proposte di comodo, figlie del già sentito. Osare ed oltrepassare sono gli imperativi che regnano qui.
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autore: A. Giulio Magliulo