Diciamolo subito, Giancarlo Frigieri non sbaglia un disco! Come il buon vino, invecchiando migliora. Da quando nel 2007 ha iniziato la carriera solista, con “Close your eyes think about beauty”, l’unico disco in inglese, dopo aver concluso l’esperienza con i Joe Leaman, è stato un crescendo di dischi e canzoni nei quali il cantautore emiliano ha espresso ed esprime il suo astio e ‘distacco’ verso la realtà che lo circonda, con parole, spesso lancinanti, graffianti e con un’ottima capacità descrittiva ed immediata, senza mediazioni. Sarà che forse è l’unico italian working class hero (per campare fa un lavoro ‘normale’), quindi non trasmette ansie da prestazioni e quindi di vendite, per cui è libero di cantare come e quello che vuole.
Tra i cantautori quarantenni è forse il meno conosciuto, ma sicuramente il migliore, dato che riesce a coniugare il sarcasmo dei Bennato, De Gregori e Gaber migliori, vale a dire quelli degli anni ’70, con una visione assolutamente contemporanea e con splendidi arrangiamenti da grandissimo cantautorato rock con ballate elettroacustiche. “Distacco” inizia con “Taglialegna”, nella quale viene perfettamente descritta la disperazione della generazione dei quarantenni priva di slanci e incapace di assumersi le proprie responsabilità da adulti. Solo per questo brano vale la pena acquistare il disco, anche per lo splendido omaggio, nel riff, al Neil Young di “Live rust”. La successiva “Fotografia”, continua sulla scia della precedente, dato che il protagonista parla della ‘crisi di mezza età, con un arrangiamento folk-noise trascinante. Nella ballata de “Le donne del trentunesimo secolo” predomina un sarcasmo intellettuale e distaccato, mentre con “L’ultimo nato” siamo nel folk quasi bucolico e provinciale. Il folk-rock’n’roll di “Gorizia” è un brano storico, parla di un confine sempre in mezzo tra grandi potenze ed il popolo in mezzo succube dei grandi sconvolgimenti internazionali.
La lucida descrizione de “Il fruttivendolo con la maglietta dei Metallica” è un viaggio nel mondo degli ambulanti e di come ‘le richieste più assurde ormai sono necessità’. Con “Neve” Frigieri ci porta dalle parti della sperimentazione jazz, prima della ballatona folk-rock della title-track che ha al centro dell’attenzione un amore finito da cui ci si deve riprendere e ricominciare. Intrigano i drones eletronici utilizzati in “Strisce pedonali” e il disco si conclude con i quasi quindici minuti di “Terra”, una bella e soffusa storia della provincia italiana. Il miglior modo per concludere un grande disco di cantautorato.
autore: Vittorio Lannutti