Sono la Next Big Thing del panorama musicale partenopeo, e non solo. Sono di Napoli, ma musicalmente viaggiano fra le due coste dell’oceano, a caccia di BritPop, A-punk e Indie Rock. I Burlesque di Fabio Atteo, Dario Menna e Peppe Casciano non hanno nemmeno fatto in tempo a lanciare il primo LP, Cheap and Kool. che già si sono tuffati in live, show, view su you-tube, e concorsi anche oltre confine per farsi strada.
Dall’EP del 2011 Iwas I Am I Will a Cheap and Kool la strada è stata lunga e anche piena di intoppi e piccoli passaggi, come sempre succede, ma il risultato è ottimo, se è vero che il video About an H. è andato in anteprima su RollingStoneMagazine e se è vero che le visualizzazioni su You-Tube dei loro tre singoli sono davvero lusinghiere, soprattutto se consideriamo che è una band indie di un’etichetta indie, e che si muove sul mercato italiano (per ora) pur avendo un sound tipicamente rock e internazionale.
Il vostro EP usci nel 2011, con ottime risonanze. Che cosa è successo poi nei due anni che sono venuti? Come mai l’album è maturato con passo così “lento”? Nei due anni che sono passati fra l’EP e Cheap And Kool ci sono stati dei cambi di formazione, perplessità e dubbi, quelli che attanagliano tutti quando si tratta di ”percorsi musicali”, poi fortunatamente assieme a Dario e Peppe, The Burlesque sono riusciti a riemergere con quest’album!
Ascoltando l’LP, si nota che mentre alcuni pezzi mantengono il sound fresco e brillante dell’indie di I was, I Am I Will, altri si muovono verso altre sonorità, più strutturate, più complesse, e anche meno “scanzonate”. Trovate anche voi questo cambio di passo nel disco?
Certo, è un cambio di passo ”dovuto”, siamo cresciuti. Io (Fabio) come autore in primis, e abbiamo cercato una sonorità diversa più riconoscibile in un sound tutto nostro.
Da dove nasce la vostra ricerca di radici indie, brit-pop, A-Punk? Quali sono le band che per voi sono punti di riferimento oggi?
Siamo figli di un’epoca che ha pochi punti di riferimento, solo perchè grandi artisti ci influenzino come giusto che sia (Arctic Monkeys, Vampire Weekend i più ”moderni”) non vuol dire che siano dei punti di riferimento, se abbiamo problemi di arrangiamento e/o di band, non possiamo chiamare Bowie e chiedergli un consiglio.
Parliamo dei testi: il sound Burlesque a volte può nascondere il fatto che nei vostri testi talvolta si nasconde crisi, insoddisfazione, soprattutto tanta frustrazione nei confronti dell’ambiente sociale e generazionale che vi circonda (penso a Thinkabout, a Small Town, Animals, No Sun Allowed). Da dove nascono le lyrics?
Le lyrics nascono appunto dall’occhio dei Burlesque che scruta attentamente il mondo in cui The Burlesque vivono, ed è un mondo fatto sicuramente di cose non positive, ma c’è sempre una speranza, la speranza che da momenti del genere nascano sempre cose artisticamente molto forti.
Un’altra novità tra l’EP e ora l’album è il cambio di etichetta: avete cominciato con Bulbart, adesso siete con Freakhouse Records. Come è nato questo passaggio e in particolare il contatto con Freakhouse?
I casi della vita ti portano da un posto all’altro, abbiamo fatto molta esperienza assieme ad una band nostrana (The Shak and Speares) il loro entourage ci piaceva tanto, quindi per uscire con Cheap And Kool abbiamo pensato di chiedere ai nostri colleghi di metterci in contatto con Freakhouse, e da lì il connubio
Inevitabile chiedervi di raccontare la storia dei tre video in one-shot. Si dovrebbero fare ricerche più accurate, ma è probabile che la vostra sia un’idea assolutamente originale anche in campo internazionale. A chi è venuta? Come l’avete pensata e sviluppata?
Senza falsa modestia, crediamo di sì, abbiamo cercato tanto questa idea in altri luoghi, internet ci ha aiutati molto, l’idea iniziale è venuta a me (Fabio) ma riguardava solo di girare un video di soli piedi, poi con l’aiuto di Dario Menna (nostro Bassista) e Carmine Di Donato, abbiamo pensato di sviluppare verticalmente tutta la storia e dividerla in tre parti.
Lo sviluppo è stato low budget, la struttura su cui poggiavano le macchine (le riprese erano per tutti e tre i livelli real time) è completamente handmade, con l’aiuto di Gigi Reccia (riprese) Alessandra Oricchio e Giovanni Muzio, siamo riusciti ad avere un buon risultato, sicuramente originale.
Siete soddisfatti dei risultati e dell’eco dell’album? Vi aspettavate questi buoni feedback? Come lo state vivendo?
Sono sopraggiunte nuove cose, About an H. in anteprima video Rolling Stone ad esempio, noi siamo sicuri di aver investito tante forze in questo progetto, e ci fa piacere riscontrare consensi, specialmente di pubblico, possiamo solo ringraziare cercando di fare sempre e solo meglio.
Quali sono ora i prossimi passi? Cosa avete in cantiere per il 2014 che vi sta dando così tante soddisfazioni?
Tanti Live, vogliamo far conoscere nella maniera più bella possibile (i concerti) la nostra musica a quante più orecchie possibili.
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autore: Francesco Postiglione