I bostoniani Quilt – John Andrews, Anna Rochinsk e Shane Butler – qui alla seconda prova discografica con “Held In Splendor”, non ne vogliono sapere di abbandonare i sogni e le degustazioni di chiloom seventies, preferiscono restare a cullarsi nell’onirico vintage e dondolare in un tiepido retro-pop che fa comunque la sua figura se ascoltato tra ricordi e vecchi foulard a fiori. Tredici tracce in cui una tenera psichedelica di stampo Shockin Blue frulla essenze sonore indù Arctic Shark con una bizzarria surfer Mary Mountain, poi tutto quello che viene dietro è una piacevolezza di vecchie Kodak e poster di una Frisco iper-colorata, shake e ballate indolenti che fanno la quota espressiva di un disco e di una formazione che – in pochi minuti di ascolto – può riempire di “fondamenti frikkettoni” una giornata dall’andazzo mediocre.
Lucidi zatteroni, glitter e Grace Slick A Mirror, un tremolo di chitarra svenevole The World Is Flat, un cameo acustico color panna Talking Trains e il coro stordito al calore di un falò ubriaco I Sleep In Nature, sono spiritualità palpabili da abbracciare in totale onestà, brani che non conoscono pudore o mestizia, brani che – se lasciati lievitare come un presagio di buono – sanno il fatto loro – e senza troppe pretese – vi si appiccicheranno addosso e non vi lasceranno per un bel po’.
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autore: Max Sannella