Dopo il successo di Tassili, vincitore di un Grammy per la ‘world music’ e le preziose collaborazioni con membri dei TV On The Radio e con Nels Cline dei Wilco, i sahariani Tinariwen ormai hanno conquistato l’America. Non parliamo di successo commerciale, quello si vedrà, ma della fase di produzione poiché Emmaar nasce in uno scenario naturale molto suggestivo e simbolico per la musica: The Joshua Tree in California.
E se ogni deserto ha le sue caratteristiche, come luogo dell’anima finiscono tutti per somigliarsi.
Per i Tinariwen esso è fondamentale come il sale per i cammelli.
Il deserto è il luogo del silenzio e nel silenzio ogni cosa si sente e si percepisce ad un livello più profondo. Anche le relazioni, siano esse tra suoni o persone.
Ecco motivata la scelta di suonare in una grande casa, tutti insieme, a differenza di quanto accade normalmente in uno studio, con il risultato di avere un suono naturale, quasi live.
E tutti insieme significa la line-up originaria dell’ormai lontano 1980 con la voce e la chitarra di Ibrahim Ag Alhabib, Abdallah Ag Alhousseyni, Alhassane Ag Touhami, la ‘new generation’, che ha rinsaldato le fila con il chitarrista Elaga Ag Hamid, il percussionista Said Ag Ayad ed il polivalente Eyadou Ag Leche e qualche americano famoso come il chitarrista dei Red Hot Chilli Peppers Josh Klinghoffer, Matt Sweeney dei Chavez ed il pioniere-performer-poeta-rapper Saul Williams.
Grazie a queste collaborazioni oggi il suono dei Tinariwen, ricco e corposo, è accessibile ad un pubblico rock occidentale che saprà sicuramente apprezzare questa evoluzione. Eppure loro non sono cambiati nella lingua né negli intenti di creare magia pura, quella che si materializza intorno ai fuochi della notte berbera, quando occhi di brace ti ipnotizzano con la loro musica circolare ed ogni tensione va via in un cosmico anelito di pace.
Dal Mali, Africa sub-sahariana, Tinariwen
http://www.tinariwen.com
https://www.facebook.com/tinariwenmusic
autore: A.Giulio Magliulo
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