Li avevamo salutati poco più di due anni fa come band emergente sotto il Vesuvio, che ammiccava al tempio dell’Indie Rock senza farsi minimamente tentare dalle tendenze dell’underground partenopeo (benché il bassista sia un ex La Strada) scavalcando mari e distanze per guardare all’Inghilterra e al New York Style.
Ebbene, a due anni di distanza dall’EP I was I Am I will uscito per la Bulbart Works, i Burlesque di Fabio Atteo, Dario Menna e Peppe Casciano fanno il passo grosso e lanciano il loro primo Long Playing, Cheap and Kool. per l’etichetta tutta indie e tutta partenopea di Freakouse Records.
Tutto quel che di buono si era visto nell’EP contenente piccole perle come Clowns, Easy Coffee, Human Comedy, si conferma in questo album. Anzitutto le ascendenze e le ispirazioni: da una parte l’indie rock di Strokes, Virgins, Cribs, Kooks, dall’altra il britpop di Housemartins, Blur e soprattutto Arctic Monkeys.
Altra conferma poi è la caratteristica peculiare di questa band ormai non più alle prime armi: il fatto di unire pulizia, eleganza e tecnica a autoumorismo, scanzonatezza e semplicità dei messaggi, lontanissima da presunzioni e autocelebrazioni.
Il titolo dell’album, Cheap and Kool, in questo senso è il messaggio principale: Cheap, ovvero semplice, a buon mercato, senza troppe pretese e senza fronzoli o virtuosismi psichedelici (I hate “Pink Floyd” sembrano dire i tre giovani a quasi quarant’anni di distanza da chi lo disse la prima volta), ma anche Kool, ovvero fresco, energico, grintoso, alla moda, piacevole, ganzo, accattivante.
L’album riesce però a non essere la copia esatta del primo EP: l’impronta originale cheap and kool la troviamo in pezzi come il primo singolo Young Love (per inciso: gustatevi la clip, primo esperimento di video a puntate che racconta sempre la stessa storia da tre “altezze” diverse) o in About an H., o nell’ironica Easy Come Easy Go, che sono in sostanza il biglietto da visita che i Burlesque lasciano agli ascoltatori in questo disco.
Conviene, nell’ascolto, familiarizzare prima con questi pezzi per capire chi sono e chi vogliono essere e qual è il loro senso del suonare: gioiosità, divertimento, dinamica, cori, gioco.
Sono questi anche i pezzi più vicini all’universo britpop: ma già qualcosa nelle liriche di About An H. lascia intravedere che i Burlesque, pur rimanendo sempre i se stessi dell’EP, sono cresciuti, maturati.
Il bel giro di accordi in minore che introduce Animals, è un’ulteriore segnale, confermatissimo poi da testo e dinamica della canzone: non siamo in un altro contesto musicale rispetto agli altri pezzi, ma qui gioco e gioiosità lasciano spazio a riflessioni amare e a un po’ di sana contestazione, mentre in musica troviamo un’evoluzione sonora e tecnica, che si conferma nella chitarra distorta dell’intro di N.Y. (Waiting), e poi nel divulgarsi della trama melodica di questa bella canzone. Al di là del titolo, sembra che cominciamo anche ad attraversare l’oceano: echi di Killers, degli ultimi Kings of Leon si affacciano alle nostre orecchie.
Musicalmente, questi pezzi, come anche No Sun Allowed, sono il chiaro segno di una crescita, di una evoluzione, di una ricerca ulteriore all’interno dello stile che solidissimamente i Burlesque affermano di volersi dare.
E i testi seguono questa scia: le lyrics di No Sun Allowed e di Animals, così come l’apparentemente commercial jingle di We all Live in the Same Planet, o soprattutto la riflessione amara di Small Town (l’unica ballad del disco) ci dicono che i Burlesque sono scanzonati solo nell’atteggiamento, ma non certo nello scrivere e comporre.
C’è ancora spazio per qualche sorpresa: Step by Step non solca solo mari, ma attraversa il tempo per riportarci, con la sua splendida intro, ai Clash per poi librarsi verso atmosfere alla Smiths. Ed è il chiaro esempio di un tipo di sound che i Burlesque hanno da poco scoperto, e di cui non c’è traccia nell’EP. Ammiccante agli Smiths invece, sin dall’inizio, è Thinkabout. E forse sono le sorprese più belle, i pezzi più convincenti, più maturi, più lontani dai Burlesque dell’esordio: sono anche quelli che richiedono più pazienza, più ascolti, e che non mostrano tutta la loro ricchezza al primo impatto.
Ma in fondo tutto il disco è così: Kool senza dubbio, pieno di aria e di dinamica, Cheap perché a buon prezzo e a buon costo come tutta la musica genuinamente indie (basti pensare che con una sola ripresa i burloni-Burlesque hanno fatto tre video, creando pure qualcosa di assolutamente originale!!), ma anche molto altro, pieno di intensità e sentimenti, indignazione, frustrazione, sofferenza e voglia di voltare pagina. Se non ci si ferma al primo ascolto, fra le righe i tre ragazzi non più giovanissimi ti dicono che sono cresciuti e ti indicano anche la direzione in cui vogliono andare con il prossimo disco. Buon viaggio!
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autore: Francesco Postiglione