Sebbene sarebbe potuto sembrare difficile bissare l’estetica neoclassica di Nati per subire, il penultimo album del circo Zen uscito qualche anno fa, sembra che il terzetto, seppur senza riuscirci alla perfezione, ci sia andato vicino. Mancano, in questo Canzoni contro la natura, le incredibili atmosfere de “Nel paese che sembra una scarpa” o la traccia profonda e intrinsecamente triste di “Cattivo pagatore”, che già dal nome sembra riuscire a delineare una storia incredibilmente aderente alla situazione mondiale attuale. Ma ciò non vuol dire affatto una perdita di stile. Un po’ meno pungente, forse, ma comunque decisamente di alto livello. E lo si capisce già da “Postumia”, uno dei primi singoli ad essere stato rilasciato (subito dopo “Viva” -con il suo bel video). Degna di nota è, senza dubbio, “Albero di tiglio”: in un modo che ormai sembra tutto loro a con il quale ci hanno abituato, gli Zen riescono a ribaltare il punto di vista, offrendo quel senso di scarto che è dato solo a chi riesce, con l’arte della creazione ex-novo, a ristabilire vecchi paradigmi in nuovi concetti, sviluppando contemporaneamente una storia che risale ad un tempo antico, sin dai primi vagiti anti clericali di Appino and Company. Non mancano, anche in questo caso, le cantilene tanto amate/odiate da chi, con gli Zen, ha avuto almeno una volta a che fare: è il caso di “Mi son ritrovato vivo”.
Che sembri un prodotto uscito dalla (bella) deriva solista di Appino, è un dato di fatto. Ma, in questo senso, non vuol dire davvero nulla. Pensare agli Zen (o a qualunque altra band così affiatata) senza includere il vissuto, le emozioni, la vita, dei singoli componenti, è un paradosso utile solo a chi vuol muovere critiche poco costruttive. Finché la musica è valida, che senso ha discuterne? Nessuno.
Dal punto di vista tecnico, cosa si può aggiungere? La band toscana è composta da tre elementi che, da soli, valgono per un plotone. E la cura e la perizia con cui sono stati studiati i suoni si riflette, almeno post-opera, addirittura sull’ordine dei pezzi in scaletta e sul booklet. Non sarà forse il momento più alto della loro produzione artistica, ma “Canzoni contro la natura” segna un altro otto in pagella. Vicino ad un sette in condotta, per fortuna.
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autore: A. Alfredo Capuano