Archiviata una delle pagine più belle della storia del rock, i Sonic Youth, Lee Ranaldo continua la sua carriera in solitaria come stanno facendo Kim Gordon e Thurstoon Moore. Steve Shelley, invece, segue Ranaldo ed è alla batteria nei Dust. L’unica cosa eccitante, almeno per chi si diverte a comprendere le dinamiche dei gruppi rock, della fine dei Sonic Youth è che con le carriere soliste degli ex membri si comprendono meglio le singole inclinazioni. Se con il progetto Body/Head Kim Gordon ha voluto in qualche modo rivendicare che il supporto sperimentale nell’ex quartetto newyorkese era farina del suo sacco, Ranaldo con questo lavoro, come con il precedente “Between the times and tides”, conferma la sua inclinazione alle ballate psichedeliche con qualche inclinazione noise.
L’approccio del chitarrista bianco canuto è quello di un folk-rock che, di tanto in tanto, parte con svisate chitarristiche che vanno ad innestaresi tra i Wilco e Neil Young passando per certi salti in avanti dei Dinosaur Jr.
Considerate che in questo lavoro Nels Cline (chitarrista dei Wilco), presente sul disco precedente, non c’è. Tuttavia non scordiamoci le radici di Lee per cui non mancano chitarre sporche. I brani sono quasi tutti abbastanza lunghi ma grazie alle varianti, e ai passaggi da momenti ballad ad altri maggiormente incisivi con chitarre lancinanti, i brani sono tutti digeribili perché spesso avvolti da una psichedelia avvolgente con un piglio pop grazie al quale i brani risultano immediati.
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