Visto stasera sul palco del George Best di Napoli, il duo napoletano formato da Valerio De Martino (basso e voce) e Jonathan Maurano (batteria) ci ha dato l’impressione di essere pronto, dopo la pubblicazione l’anno scorso di un Ep live in studio contenente 4 brani e le tante date live, per progetti discografici e live più ambiziosi; la loro asciutta proposta basso/batteria con testi in italiano è entusiasmante, i suoni del basso Rickenbacker 4001 di Valerio sempre saturi, grezzi, variabili grazie all’effettistica ma sempre frontali, si infrangono sulla bassa volta del locale rimbalzando e colpendo in pieno il centinaio di giovani spettatori, mentre le ritmiche possenti ed i tempi ora nevrotici, contrappuntati e frammentati, ora scanditi, monolitici e sacrali, della batteria come sempre molto tecnica di Jonathan – anche nella formazione dei ben più affermati Epo – hanno grande vitalità e conducono per mano l’esibizione.
Si parte all’1:15 con ‘Buona Regina‘, scontro uomo/donna ad alto volume in cui hard e noise rock divengono tutt’uno, poi le compatte ‘Il Male Minore‘, ‘Tutto da Rifare‘ e ‘Quasi Fragile‘ fanno emergere lo scheletro decisamente blues dentro la musica della band sotto i vari strati di suoni sauri e riverberi metallici cui i contributi free jazz e noise della batteria fanno originalmente da contraltare: un po’ come nella svolta metal recente dei Bachi da Pietra, o ai conterranei Arduo.
‘Quasi Fragile‘ ed ‘In Caduta Libera‘ alternano passaggi psichedelici in cui il pubblico tende a distrarsi e vagare mentre ‘Padre‘ e ‘Pagliacci‘, dall’Ep live del 2013, ristabiliscono l’ordine ricordandoci un po’ gli Zeus!, con un volume altissimo che esplode nel petto.
Il finale è per ‘1000 W‘, ‘Superoverdrive‘ ed il singolo ‘Magnolia‘, molto sul genere Bud Spencer Blues Explosion, per circa 70 minuti di esibizione.
Molto prosaicamente, ai Buddha Superoverdrive servono semplicemente un paio di brani a presa rapida da affiancare alle loro composizioni più heavy, per un esordio sulla lunga distanza che speriamo di ascoltare presto e che potrebbe lanciarli tra i grandi nomi heavy, in Italia.
Prima dei Buddha Superoverdrive il palco era stato per 40 minuti circa dei Panic Clown – che pochi giorni fa pare abbiano aperto anche per i Lucertulas al Frequency di Pomigliano D’Arco – trattasi di un giovane quartetto metal in giro tuttavia dal 2007 con testi in inglese, ringhiosa voce femminile, volume altissimo, sudore rabbia isterica e suoni malvagi ultracompatti che ci hanno fatto pensare in alcuni frangenti ai Propagandhi, o ai Down; una vera goduria che spalanca sensazioni grandiose e dà un briciolo di speranza alla scena metalcore locale, ridotta da anni ai minimi termini; poche cose da mettere ancora a punto nella loro musica sufficientemente tecnica e dotata già di una certa personalità malgrado il forte modello metalcore americano: magari nelle fasi meno urlate e trascinanti non sbandare con la voce e trovare fraseggi strumentali più articolati, credibili.
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autore: Fausto Turi