Un flusso, un’emorragia musicale fatta di minimalismo, ambient e trip-hop. Le Warpaint, le quattro di Los Angeles, esprimono così il tessuto urbano della loro città: un lavoro in continuità con il grande successo “The Fool” senza strizzare l’occhio alle influenze esterne del mainstream e senza sconvolgere gli equilibri interni alla band. Compromessi, come ha dichiarato all’uscita dell’album la frontman Emily Kokal, nascosti dietro la semplicità del sound, ma pronti a venir fuori al terzo, quarto o quinto ascolto: tante facce della stessa medaglia, tante identità riunite in una sola sonorità ovattata e ipnotica, dilatata nei tempi e negli spazi dal synth scandagliato da chitarre fluide e dal basso onnipresente, dal dub e da una forte influenza vocale trip-hop. “Warpaint” è un esperienza onirica malinconica e tenebrosa con cui le quattro artiste americane abbassano i ritmi del loro vecchio post-punk: il risultato è etereo, proprio come il primo pezzo “Keep It Healthy”, ballata dal sapore folk in cui le chitarre e i cori la fanno da padrone; “Love is to Die” è il “singolo” dell’album, ne riassume i valori attraverso synth e bassi che scavano profondo, introducendo la portishediana “Hi”, nudo trip-hop con influenze Massive e batteria downtempo a scandire i tempi, influenze di marca Tom Yorke. La dondolante “Biggy” corre dietro all’ascoltatore con un basso palpitante e ossessivo, concludendo l’inseguimento con un flusso sconclusionato in synth; la soffice e delicata “Teese” rallenta ulteriormente il battito con un basso sensuale e affascinante, aprendo le porte alla provocante ed esotica “Disco//very”, una delle poche licenze extra-ambient che le Warpaint si concedono all’interno del loro lavoro, senza perdere il fil rouge dell’inquietudine. In continuità la morbida, forse eccessivamente, “Go In”, ci trasporta verso “Feeling Allright” canzone tutta basso che rappresenta la continuità con il post-punk di “The Fool”.
Le Warpaint giocano con l’oscurità e con l’animo dark, nell’ultima parte dell’album alzano l’asticella della sperimentazione e cercano di infondere atmosfere agli ascoltatori senza caricarle di gravosi significati, dal gusto post-industrial di “CC” al synth pop di “Drive”, pezzo che tende la mano all’ascoltatore, chiudendo con il piano ipnotico di “Son”, con l’impressione che le quattro “sirene” provino ad ammaliare chi ascolta, tirandolo su in superficie dopo dieci tracce di apnea ed inquietudine. Il viaggio significa molto di più del traguardo, questo è il caso: giù negli abissi del sogno insieme alle Warpaint, poi su a prendere fiato, per poi immergersi di nuovo nei meandri del proprio lato oscuro.
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autore: Natale De Gregorio