Ed è così che una piccola label come la Silent Groove passo dopo passo continua a sfornare piccoli capolavori e creare importanti connessioni che son più veri e propri cortocircuiti tra underground e mainstream. Come già nel caso dei Cinemavolta che si avvalsero dei preziosi servigi di Ski Oakenfull, nel caso di Massimo Coppola si scomodano – ma lo fanno molto volentieri, segno che l’amicizia nella musica forse scavalca anche le logiche commerciali – importanti musicisti della scena nazionale quali Vince Pastano (chitarra – Luca Carboni, Vasco Rossi), Massimo Greco (tromba, flicorno – Zucchero, vari dischi per ECM), Andrea Ferrario (sax – Mingardi, Michael Bublè) e Silvia Falivene (vocalist) con cui il nostro duetta magnificamente nell’unica cover dell’album, Pale Shelter dei Tears For Fears.
E forse potremmo partire proprio dall’interpretazione di questo conosciutissimo brano per descrivere Sinceri Oroscopi, seguito di The Answer del 2011, opera altrettanto valida ma più tesa rispetto a questo album dal più ampio respiro. Già allora i Tears For Fears con Mad World furono selezionati da Massimo, scelta dettata non solo dall’amore per gli anni ottanta o per certi suoi generi ma per una visione ‘tutta’ della musica che in quel decennio ha vissuto momenti di grande luminosità ed eleganza. Musiche solari, raffinate, che traevano dalla passione per il soul, il funk, il pop ed il jazz la propria forza andando poi a scrivere pagine che son restate nella nostra memoria collettiva, all’esatto opposto di quel che avviene oggi con l’overload di prodotti usa e getta.
Lo sguardo che Massimo posa su questo brano ben spiega il suo intento e ne racconta l’animo non solo musicale: egli ne è rispettoso ma al contempo gli solleva i veli dai residui wave che lo avvolgono restituendone una versione se possibile ancora più abbacinante e rarefatta. Salvo poi risolverla con degli insert ritmici in coda, cioè con un ‘gioco’.
Ecco un’altra chiave di lettura nella musica di Massimo Coppola. A lui piace sicuramente giocare, lo immaginiamo sempre sorridente ad incastrare parti apparentemente lontane e levigarle alla perfezione, richiamando perfino il Pat Metheny di Distance come intro ambientale della bellissima Settembre che poi ci avvolge con la sua voce calda che in diversi momenti può ricordare quella intima e confidenziale, materica e pastosa di Mauro Ermanno Giovanardi. E Petali Di Fate potrebbe essere appunto una outtake dei migliori La Crus, brano nodale dell’album con un assolo di sax sul finale di Andrea Ferrario che dalla sua scorza jazz erompe commoventemente floydiano.
Come promesso quindi, le leve che Massimo Coppola e la sua formidabile band per questo giro vanno a toccare, si rifanno ad un evo d’oro in cui nomi che contavano (da un certo Tony Hadley in Higher Walls a mr. David Sylvian nell’iniziale Everything) si rincorrono senza soluzione di continuità ma soprattutto di genere.
Del resto crescere con le pulsioni melodiche del cantautorato nostrano e coltivare contemporaneamente una profonda passione per tutto quell’universo che va dal jazz al funk porta naturalmente ad assemblare un disco che pur traendo dal passato la propria forza non ne paga nessuno scotto, anzi è incredibilmente proiettato nel presente, fermamente intenzionato a restarci.
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autore: A.Giulio Magliulo