Emozioni forti, melodie ben strutturate e allure rock cantautorale. Sono questi i tre elementi che hanno fatto sì che la band dei Nadàr Solo salisse in poco tempo nell’Olimpo delle band più apprezzate del panorama indipendente italiano. Originari di Torino, con tre dischi all’attivo, i Nadàr sanno coniugare a una certa bravura tecnica anche una discreta ricerca musicale e liriche molto profonde, che inducono a riflettere al primo ascolto.
In occasione dell’uscita di “#Novenovembre”, ultimo lavoro della band, un EP registrato live nella loro Torino, allo Spazio 211, abbiamo incontrato Matteo De Simone, voce e basso del gruppo, per farci raccontare in prima persona le ultime novità.
Il vostro ultimo disco “Diversamente, come?” è stato considerato dalla critica come quello della svolta, che ha segnato la vostra maturità. Sei d’accordo?
Beh, forse è prematuro parlare di svolta, ma sicuramente è un disco che è stato maggiormente ascoltato e amato rispetto al precedente e grazie al quale possiamo dire che ora esiste, per quanto circoscritto, un pubblico dei Nadàr Solo. Sulla maturità non saprei. E’ un disco autobiografico, quindi scritto con una consapevolezza che prima ci era estranea.
Qual è stato il suo processo creativo? Quali sono state le vostre ispirazioni nel comporlo?
Finora io e Federico, il chitarrista, abbiamo sempre lavorato separatamente, componendo le prime bozze dei brani ognuno a casa propria. Come dicevo ci siamo ispirati alle nostre vicende personali, che in qualche modo ci sembravano emblematiche o riconducibili al sentimento che attraversa l’epoca storica difficile che stiamo vivendo. Dal punto di vista musicale abbiamo lavorato molto in sala prove tutti e tre insieme, a volte trasformando completamente le bozze iniziali. C’è un clima creativo molto fertile tra noi tre, ci ispiriamo a vicenda in maniera naturale e veloce, amiamo molto lavorare insieme.
A novembre avete registrato un ep dal vivo che si intitola proprio #Novenovembre – live allo Spazio 2011. Com’è nata l’idea?
Durante le date abbiamo cominciato a lavorare con Ugo Mazzia di AncheNo Live che ci ha subito seguito in alcune date estive come tour manager e si è reso conto dell’impatto live dei Nadàr Solo e della particolare alchimia che si crea col pubblico durante i concerti. Così ci ha proposto lui di fare un’EP live per catturare quel clima che sui dischi in studio fatica a venir fuori. All’inizio ci sembrava un azzardo, ma poi ci siamo detti perché no? Ed è andata benone, il disco è stato scaricatissimo in queste settimane!
Torniamo un attimo alle vostre ispirazioni. Quali sono le vostre band o artisti di riferimento?
Ce ne sono tantissimi, ascoltiamo e suoniamo musica da quando eravamo bambini. Te ne cito un po’ alla rinfusa, pescando dagli ascolti di tutti e tre. Queens of the stone age, Radiohead, Battisti, De André, The Who, Beatles, Bon Iver, MuteMath, Nirvana, Smashing Pumpkins, Blonde Redhead, Kings of Leon, Arcade Fire, Led Zeppelin e milioni di altri.
Dopo la collaborazione con Il Teatro degli Orrori, ne avete qualche altra nel cassetto? Con chi vi piacerebbe collaborare?
Non ci abbiamo pensato. La collaborazione con Il Teatro e nata da un’amicizia e da una serie di circostanze fortunate, è venuta molto spontaneamente e anche per questo ha funzionato così bene. Se accadrà la stessa cosa con qualcun altro, ben venga, perché no.
A proposito di vostri colleghi musicisti, vi piace ascoltare artisti emergenti? C’è qualcuno che preferite?
Io personalmente amo ascoltare la musica dei colleghi italiani, sapere che cosa esce, capire come si evolve il cosmo musicale in cui ci muoviamo noi. In particolar modo mi hanno colpito quest’anno gli Albedo, così come l’anno scorso mi avevano colpito i Management del dolore post operatorio. Sono entrambi dischi che ho consumato.
Rimaniamo sul tema, anche se con una piccola variazione. Di questi tempi, vivere di arte, di musica, non è semplice. Voi ci riuscite?
E’ una domanda che tutte le band si sentono rivolgere spessissimo. In realtà è un fatto di economia elementare. Ti sparo delle cifre a caso. Se porti 100 paganti puoi chiedere 500. Se porti 1000 paganti puoi chiedere 5000. Noi ora portiamo 100 persone se va bene. Quindi si tratta di lavorare perché diventino 1000. E allora dal pagarcisi le bollette se va bene, si passerà al camparci.
Siccome siamo quasi in tema Sanremo e quest’anno parteciperanno anche i Perturbazione, un gruppo molto attivo sulla scena alternativa italiana, lo chiedo anche a te: i Nadàr parteciperebbero mai al Festival?
Siamo felicissimi per i Perturbazione, una delle migliori band italiane oltre che cari amici, che si meritano di avere finalmente un’esposizione degna. Per quanto riguarda noi, non saprei. E’ un momento strano in cui il mondo televisivo e quello reale dialogano poco e la tv non ti garantisce necessariamente di arrivare a un pubblico che sia lo stesso che poi verrà ad ascoltarti ai concerti. E i concerti sono quel che interessa a una band come i Nadàr Solo. Quindi mai dire mai, ma rispetto al centro dei nostri pensieri, diciamo che al momento Sanremo si trova abbastanza in periferia.
Ultimamente c’è stata una riscoperta del vinile ma sono in tanti a pensare che oramai il supporto fisico dei dischi sia finito. Che ne pensate? Il digitale soppianterà per sempre i cd?
I cd moriranno, anche perché dopo qualche anno sono inutilizzabili, quindi muoiono da soli. Il digitale non è semplicemente il futuro, è il presente e lo è da un po’. Il vinile resisterà, come tutti gli oggetti concepiti nell’era pre consumismo. Erano cose fatte per durare, per questo, in effetti, durano.
Domanda conclusiva e di rito: quali progetti avete per il futuro?
Nel 2014 suoneremo ancora dal vivo il nostro disco “Diversamente, come?” almeno fino all’estate prossima compresa. Ma nel frattempo abbiamo moltissime idee e materiali per un nuovo album e cominceremo a lavorarci già da gennaio.
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autore: Veronica S. Valli