Sorry to bother you, dei californiani The Coup, colpisce forte sin dall’inizio. L’hip-hop fortemente politicizzato della band di Oakland, è supportato da una base ritmica più che interessante, ben confezionata nella sua natura intrinsecamente “easy”, ma che già dal primo ascolto sembra occupare una posizione piuttosto importante, nella complessa stratificazione dei suoni. Nessun beat old-school, piuttosto una gustosa soluzione per rendere fruibili messaggi profondi, attraverso un dispositivo sonoro user-friendly. Un iPhone chiodato.
“The magic clap” (che, si apre con il più classico inno da cheerleader), si sviluppa in realtà in un inquieto climax ascendente, che apre la strada a sonorità meno dure, come quella, ad esempio, di “Your parents’ cocaine” che, a dispetto del titolo, si configura come un’allegra marcetta, macchiata in alcuni tratti da un sound vagamente irish-folk. Di tutt’altra pasta “You are not a riot”, sesto brano dell’album, tagliente e incisivo, sia nel flow che nell’incessante gara tra parole e musica. Beat incalzante imperversato da rapidi scatti velenosi di synth. I The Coup non si lasciano scappare neanche la ballad: “We’ve Got A Lot To Teach You, Cassius Green”. Bel brano, dal titolo chilometrico, che lascia spazio più ad atmosfere oniriche fatte di piano ed echi, accarezzate dal fluire vellutato delle parole, piuttosto che ai serrati ritmi a cui la band ci aveva abituato fino ad ora.
Decisamente un bell’album, non destinato a restare nella storia, ma che risulta comunque più che gradevole.
autore: A. Alfredo Capuano
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