Rapper, cantautore, anzi “cantautorap” come si è definito lui stesso ma anche produttore e creatore di una linea di occhiali da sole, Jacopo D’Amico altrimenti detto Dargen è tutto questo e anche molto di più. Il suo talento nella musica lo ha fatto apprezzare prima come cantautore, poi come produttore, poiché lo ha portato a scoprire, tra gli altri, personaggi come Andrea Nardinocchi ed Edipo. Il suo piglio divertente e autoironico ha fatto il resto, non è un caso se, solo su Facebook, vanta un seguito di oltre 68 mila fan. Ultimamente è impegnato in un tour proprio con Nardinocchi, in occasione del quale lo abbiamo incontrato per una chiacchierata.
In rete, una delle cose più associate al tuo nome è “occhiali da sole”, che sono poi un po’ il tuo segno distintivo. Mi racconti un aneddoto collegato ad essi?
Ti racconto proprio una cosa che è successa di recente. Mi è comparso in sogno il mio collega Omero, che mi chiedeva di creare un nuovo paio di occhiali che si potesse infilare nella tasca dei jeans. Così ho creato il nuovo modello di BodyGlasses (la linea di occhiali ideata da Dargen, ndr), che fortunatamente hanno subito avuto un feedback positivo.
Benissimo allora! Mettiamo un attimo da parte il discorso degli occhiali per parlare del tuo ultimo disco “Vivere aiuta a non morire”. Com’è nato?
E’ nato prendendo spunto da episodi della nostra vita, dove si passa sovente da un registro comico a uno tragico, un po’ come la vita e la morte che danno il titolo al disco. Spesso questi due momenti finiscono anche per convivere e comunque sono sempre in contatto.
Come lo descriveresti con tre aggettivi?
Vitale, Funebre, mediano.
A proposito dell’album, ultimamente lo stai portando in tour in una serie di concerti con Andrea Nardinocchi, che tra l’altro è stato una delle tue scoperte musicali. Come lo hai trovato?
In realtà, Andrea si è scoperto da solo, perché ha un talento prepotente, io ho solo prodotto il suo disco d’esordio. Mi sono imbattuto in lui su Youtube e le sue prime cose che ho visto furono dei video in cui si esibiva da solo, tipo one man band, in alcuni locali di Bologna. Ne sono rimasto subito impressionato e così col socio della mia etichetta “Giada Mesi” abbiamo deciso di incontrarlo e in quell’occasione ci fece sentire “Un posto per me”. Adesso stiamo per metterci al lavoro sul suo secondo disco e anzi, sono curioso di ascoltare i suoi nuovi brani.
(Mentre facciamo l’intervista, Dargen si scusa per alcuni rumori di sottofondo ma mi spiega che sta preparando la valigia perché è in partenza per Sanremo, poiché è uno dei componenti della Commissione di Valutazione di “Area Sanremo 2013”, il concorso che porta giovani artisti al Festival della Canzone Italiana, così colgo la palla al balzo).
So che sei nella commissione per Area Sanremo. Com’è questa esperienza?
Dal mio punto di vista, è un’esperienza edificante, perché i ragazzi sono giovani ma sono già artisti, è come trovarsi in un museo pieno di opere d’arte praticamente. Oltre ad Area Sanremo, mi sono interessato anche a Sanremo Social, infatti ho ascoltato tutte le canzoni in dei partecipanti. Tra l’altro, in lizza c’era anche Edipo, un artista che firma con la mia etichetta, perciò la questione mi stava particolarmente a cuore.
E dopo il tour con Nardinocchi e l’esperienza di Sanremo cosa ti aspetta? Che progetti hai per il futuro?
Di nuovo ci sono delle collaborazioni che sto facendo proprio in questo periodo, anche se sono al lavoro su diversi fronti. Come sempre ascolto molte cose, sono molto curioso e, soprattutto da un punto di vista artistico, mi fa sempre piacere sentire delle novità. D’altronde, è stato così che ho trovato su Youtube sia Andrea Nardinocchi ma anche Edipo.
Riguardo alle collaborazioni, c’è qualcuno con cui vorresti lavorare ma non l’hai ancora fatto?
Direi James Blake. Mi piace molto la sua voce ma anche come produce. Mi piacerebbe molto collaborare con lui, credo che ne uscirei soddisfatto.
Allontaniamoci un attimo dalla musica per fare un discorso un po’ più serio. Dati i tempi che corrono, sicuramente non facili, soprattutto per gli artisti, tu riesci a vivere di musica?
E’ da qualche anno che riesco a vivere di musica, occupandomi esclusivamente di questo. Certo, so vivere con molto poco ma vivo bene, per quello che può significare “vivere bene” in senso assoluto, poiché ognuno ne ha una sua concezione.
Rispetto alla crisi discografica in generale, credi che possa esserci qualche modo per riuscire a superarla?
Credo che l’unico modo potrebbe essere interessare il pubblico. In effetti per me non c’è una vera e propria crisi ma è più un passaggio a un’altra epoca, è qualcosa di diverso. Il fatto che non ci siano soldi non è per forza da intendersi come un male. Penso che si arriverà ad un punto in cui si avrà una sola etichetta grande e tante piccole, potrebbe essere anche questa la soluzione a tutto.
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autore: Veronica S. Valli