I CSS tornano con il loro terzo disco e ci cantano la liberazione seguendo la scia che li ha portati alla ribalta: sonorità electro che strizzano l’occhio al pop in una miscela che scotta.
Sintetizzatori, vocoder, forti sonorità dance, tanta allegria e testi provocatori sono la formula perfetta del gruppo che è entrato in contatto con la Sub Pop di Seattle dopo aver riscontrato un forte consenso su MySpace e bissando dopo l’ottimo esordio di tre anni fa.
L’altra faccia del Brasile, un Brasile che non ci da solo samba e bossanova. Un Brasile che in questo caso ci porta un’ondata di travolgente Electroclash(?).
Peccato solo perché il disco non riesce ad essere compatto e solido come dovrebbe. Alcuni brani passano inosservati e risultano insipidi ed evitabili.
Una volta messo il disco in play sembra di ritrovarci ad ascoltare l’ennesimo tormentone filo-pop con video super-patinato, voci robotizzate e ritornello che si incolla in testa. “I Love You” potrebbe essere confusa senza problemi con un nuovo brano di Lady Gaga e simili.
“Hits Me Like A Rock” invece è un salto nel passato. Gli ’80 riproposti oggi suonano in questo modo e qui i CSS fanno centro, con il supporto di una figura storica come Bobby Gillespie, cantante dei Primal Scream.
I brasiliani mi fanno preoccupare: alla terza traccia tornano nuovamente nell’anonimato del pop da classifica. “City Girl” sono 4 minuti da cancellare.
Penso che sia un peccato perché i CSS dimostrano di saperci fare, ma si sprecano in ritornelli e suoni fin troppo banali che tentano di accostarsi alla nu-rave. Tutto questo, fra alti e bassi, accade nella prima parte del disco.
Una rinascita si avverte già in “You Could Have It All” dai forti echi synth-pop. Aggiustano il tiro e ritornano sulla retta via.
Sferzata dall’andatura punkeggiante per “La Liberaciòn”. La title-track è trascinante: il primo colpo di un disco che si lascia scoprire pian piano. Il finale non può riportare alle mente la spigolosità degli Arctic Monkeys.
In “Partners In Crime” interviene anche il pianista statunitense Mike Garson, che ha lavorato con gente come David Bowie, The Smashing Pumpkins e Nine Inch Nails. Uno dei brani più belli di “La Liberaciòn” e il dilungarsi di Mike al piano è sublime. Un brano molto più maturo dove i CSS pare acquistino una certa consapevolezza. Un disperdersi fra colpi di batteria, pianoforte e chitarre accattivanti nel finale ci mostra il lato più ricercato dei cinque.
“Ruby Eyes” è un’altra perla e Lovefoxxx si spoglia dai panni della cantante pop che la penalizzava nei primi brani. Una rivitalizzazione del post-punk del 2000.
È un’altra band questa e “Rhythm To The Rebels” e “Red Alert” sono altri due brani che si lasciano ascoltare piacevolmente alternandosi fra contaminazioni alt-rock, un tocco di chitarre noise e ancora tanta elettronica.
“Fuck Everything”, posta in chiusura, parla chiaro ed i nostri ci lasciano con un sorta di pop-punk che sembra sorriderci.
I Cansei Der Sexy non cambieranno il mondo, ma quella parte di mondo che deciderà di ascoltarli forse ballerà un sacco, e non è poco.
Move
CSS | Myspace Music Videos
Cansei de Ser Sexy – CSS – La Liberación from Gabriele Albuquerque on Vimeo.
Autore: Franco Galato
www.canseidesersexy.com