A due anni di distanza dal suo suo primo libro, “Uscito vivo dagli anni ‘80”, Tony Face – il “modfather” italiano – ritorna con un nuovo volume:
“Mod Generations. Storia, musica, rabbia & stile” (Nda Press, € 14,50). Un saggio sulla storia, lo stile e la musica mod.
Un libro che in Italia mancava e che solo lui poteva, anzi doveva, scrivere.
Il perché è presto detto.
E non lo dico io, ma rubo le parole di un altro mod storico, Oskar Giammarinaro degli Statuto che così scrive nell’introduzione:
“Quando i trailer di Quadrophenia invadevano i nostri schermi, Tony Face sapeva già tutto di modernismo. Non si è mai capito come avesse fatto a conoscere gli Who e soprattutto i gruppi del primo revival come Jam, Secret Affair, Chords in un tempo in cui non esisteva internet e l’importazione dei dischi “underground” era decisamente pionieristica. Non si è mai capito come, nel 1980, lui sapesse descrivere stile e comportamenti mod, isolare lo stile dalle mode, centrandone la vera attitudine ricercata e totalmente contraria al prodotto “consumistico” che, proprio in quel periodo, stava raggiungendo l’apice un po’ in tutto il mondo. Mentre nelle città qualcuno cercava strani eskimo (i parka) per somigliare ai protagonisti di Quadrophenia lui aveva già ideato, scritto, stampato e distribuito i primi tre numeri di una pubblicazione indipendente, composta da decine di pagine scritte a mano, fotocopiate e pinzate una a una, la “mod-zine” Faces”.
Con il suo stile chiaro e asciutto, Tony Face firma una vera guida mod.
Fondamentale per i neofiti, ma molto interessante anche per coloro che sono addentro allo spirito e allo stile modernista.
In “Mod Generations” Tony Face ripercorre la storia dei mod, individuandone addirittura il germe nella Londra del 1948. Nei fumosi club jazz di Soho che allora divulgavano il verbo del be-bop con Miles Davis, Charlie Parker, John Coltrane. E più avanti con l’esplosione del blues e del soul nordamericano.
Ma sono gli anni Sessanta il periodo di maggior splendore della cultura modernista con gruppi come The Who, Small Faces, Kinks, Artwoods, Action, vespe e lambrette personalizzate, ricercati abiti sartoriali, anfetamine e notti folli spese a ballare. Fino all’arrivo, sul finire degli anni ’70, del revival mod, nato sulla spinta del film “Quadrophenia“, con formazioni come Jam, Jolt, Chords, Merton Parkas, Secret Affair a menare le danze.
Come in ogni guida che si rispetti, e considerando anche che il “mod sound” non esiste (essendo il mod uno stile, un’attitudine, più che un suono codificato), molto opportunamente Tony Face prima individua i gruppi e i generi che hanno rappresentato la colonna sonora dei mod di ieri e di oggi, e poi passa a descrivere i migliori dischi (jazz, blues, soul, northern soul, 60’s beat, ’79 revival, ska/reggae/rocksteady) che non dovrebbero mancare nella collezione di chiunque abbia almeno un minimo di stile…
Una menzione a parte merita, poi, il capitolo dedicato al modernismo italiano, non fosse altro perchè Tony Face l’ha vissuto (e divulgato) in prima persona.
E allora ecco la storia del movimento tricolore dagli anni Sessanta in avanti, con l’elenco di tutti i gruppi mod italiani e la loro produzione discografica.
Segnalo infine, con un pizzico di orgoglio campanilistico, la bella postfazione firmata da Francesco Ficco dei Lager, l’unica mod-band calabrese amata e celebrata in tutta Italia.
Autore: Roberto Calabrò
www.myspace.com/tonyfacedrummer