Gli “altri” del titolo sono per i cinque ragazzi del Texas le persone normali, quelle che riescono a condurre la propria vita senza grossi traumi e senza grosse incertezze, sicuri di sé e trionfi del proprio essere, che fanno sempre ciò che vogliono.
Ma in realtà ad avere il coraggio di rilanciare un genere quasi sepolto dai tempi di Simon & Garfunkel, ovvero il folk eseguito con batteria e chitarre elettriche, è tutto loro, dopo un album sicuramente più facile all’ascolto come The Trials of Von Occupanther, ispirato a band come i Fleetwood Mac, mentre il loro debutto del 2001, Milkmaid Grand Army, era un mini-album che ammiccava l’occhio ai Radiohead per stessa ammissione dei cinque. Ora per la Bella Union Tim Smith e compagni tornano a suonare melodie più composte, molto invernali, che si sposano bene con la data di lancio dell’album, uscito a febbraio.
Le canzoni, a differenza del passato, non sono scritte dal punto di vista di qualche personaggio inventato, ma anzi spesso sono autobiografiche, come Children Of The Ground (sui giochi di guerra dell’infanzia di Tim) o Small Mountain, ispirata alle vacanze trascorse nella residenza estiva dei genitori a Bandiera. E c’è senz’altro molto di “bucolico” in questi pezzi (si pensi a Core of Nature, in cui figurano dei versi di Goethe), e lo stesso Tim ammette che la natura è qui il luogo di rifugio per fuggire dalle malvagità degli uomini (Acts of Man) che ti tolgono la voglia di vivere in questo mondo. Lo spiritualismo è sicuramente ricercato, come ammette il chitarrista Eric Pulido, persino nella copertina che ritrae i ragazzi vestiti da monaci del 14mo secolo.
McKenzie Smith e Paul Alexander, rispettivamente batterista e bassista, sorreggono le strutture portanti delle canzoni senza ovviamente straripare, proprio come si addice al genere folk.
Le atmosfere dell’inverno sono rievocate nei suoi di Fortune, Rulers, Ruling all things, mentre Bring Down porta un po’ di colore a un album fin qui forse troppo mono-tono con la bella voce di Stephanie Dosen al controcanto.
Ed ecco che l’album si chiude con la title track The courage of the Others, tutta incentrata sul disadattamento, e con In the Ground, ennesima ballata che inneggia alla natura come rifugio.
E’ di certo un lavoro difficile, tutt’altro che commerciale, e si richiede un bel po’ di buon umore per affrontare senza danni l’ascolto di certe melodie soffuse che paiono proprio venire dalla nebbia più fitta dei boschi del Nord, ma gli amanti del genere non tarderanno a riconoscere nei Midlake gli unici, forse, veri eredi di quell’orchestral-folk che fece il successo planetario dell’indimenticabile duo di Bridge over troubled water. Note e toni che non si faticherà a ritrovare in questo piccolo singolare gioiello dei tempi nostri.
Tracklist
* Acts of Man
* Winter Dies
* Small Mountain
* Core of Nature
* Fortune
* Rulers, Ruling All Things
* Children of the Grounds
* Bring Down
* The Horn
* The Courage of Others
* In The Ground
Autore: Francesco Postiglione
www.midlake.net/ – www.bellaunion.com/