La notizia che i tanti fans del rock australiano attendevano è finalmente realtà: i Radio Birdman sono tornati con un nuovo album di studio a venticinque anni da “Living Eyes”. Si intitola “Zeno Beach” (Crying Sun) e contiene tredici brani nuovi di zecca della leggendaria formazione di Sydney. Intanto il gruppo capitanato da Rob Younger e Deniz Tek ha intrapreso un lungo tour mondiale che toccherà l’Italia con due concerti alla fine di settembre: appuntamento da non perdere!
Ma non ci sono solo i Birdman ad illuminare le notti rock’n’roll nella terra di Oz. Tra i nuovi gruppi una segnalazione particolare meritano i Booby Traps, tre ragazze e due maschietti che maneggiano l’incandescente materia garage con piglio da veterani. Il loro omonimo debut-album, pubblicato via Off The Hip, è uno splendido disco in cui l’amore per il sound “fuzzato” dei 60’s incontra le melodie dei girl-groups. Il risultato è fissato in 13 brani energici e coinvolgenti da suonare a ripetizione, specie come colonna sonora dei vostri party!
Sempre tra i volti nuovi della scena vanno menzionati i Mink Jaguar. Anche loro escono con un eponimo CD, targato Off The Hip, dallo spettro sonoro piuttosto variegato. I 15 brani che compongono l’esordio discografico del terzetto – 9 cover e 6 originali – fotografano la versatilità della band: ci sono canzoni rock’n’roll, brani intrisi di aromi country, episodi influenzati dalla lezione punk, altri che sembrano outtakes di Jonatham Richman. Pur nella sua eterogeneità, un disco godibilissimo.
Svanisce sempre più la possibilità di rivedere di nuovo gli straordinari Asteroid B-612. John Spittles, leader di quella formazione, è ormai impegnato a tempo pieno con il suo nuovo progetto: Johnny Casino’s Easy Action. Ad appena un anno di distanza dal primo album, il quintetto ritorna con una manciata di nuove canzoni. Se “We’ve Gotten More…” era tutto incentrato sulla tipica miscela hi-energy, marchio di fabbrica degli Asteroids, “I Paid For Affection, Not The House of Correction” (Off The Hip) vira decisamente verso un rock’n’roll che guarda alle radici, come dimostra la splendida versione psichedelica della classica “Jack Of Diamonds”.
Vent’anni fa uno dei gruppi più eccitanti del power-pop australiano rispondeva al nome di Sunnyboys. Adesso diciannove nuove bands rendono omaggio al genio del combo di Sydney: “Happy Man” (Off The Hip) raccoglie il tributo pagato alle melodie dei Sunnyboys da formazioni perlopiù sconosciute (Even, Shimmys, Heathen Sway; mentre tra i più noti si segnalano Jack & The Beanstalk, Even e Danny McDonald). I risultati sono complessivamente interessanti e, come spesso capita in questi casi, vanno dalla rilettura filologica allo stravolgimento consapevole degli originali.
Ma c’è moltissimo da segnalare soprattutto sul versante delle ristampe. La riscoperta del sound australiano ha dato vita ad un incessante lavoro di “scavo in miniera” per riportare alla luce gemme che il tempo aveva in qualche modo celato. Partiamo subito dai leggendari Stems. In attesa di ascoltare il nuovo album della formazione di Perth, riformata da qualche anno, l’etichetta americana Get Hip pubblica “Terminal Cool”. Si tratta una bella antologia con 21 canzoni: dentro ci sono quasi tutti i classici del gruppo (da “She’s a Monster” a “Make You Mine” passando per “Mr Misery”) ma anche diversi inediti, outtakes e versioni alternative. Interessante per i fans di lunga data, ma soprattutto per chi ancora non conosce la straordinaria miscela di garage, power-pop e rock’n’roll che gli Stems erano in grado di distillare. E un’altra raccolta, “Shell Collection”, è dedicata dalla Off The Hip al leader degli Stems (e poi di altri grandi gruppi come DM3, Someloves e Majestic Kelp): Dom Mariani. Il disco è una vera e propria chicca per i fans: contiene infatti 14 episodi di difficile reperibilità, essendo usciti come singoli, come tracce di compilation oppure essendo bonus-tracks ed outtakes. Anche in questo episodio discografico Dom Mariani non smentisce la propria cifra stilistica fatta di un songwriting solare, melodie a presa diretta e una verve chitarristica di grande impatto.
Laughing Outlaw ci propone invece una retrospettiva sui uno dei più sconosciuti gruppi australiani in attività a cavallo tra i tardi anni ’80 e i primi ’90: i Plug Uglies. Una grande band, come dimostrano i 19 brani contenuti in questa eponima raccolta che taglia trasversalmente tutta la carriera del quintetto di Sydney. Forti di una sezione ritmica ossessiva, di un chitarrismo elettro-acustico con evidenti rimandi alla tradizione e della voce evocativa di Roger Norris, i Plug Uglies erano una via di mezzo tra i Gun Club i Texas Instruments: mischiavano post-punk e roots-rock con liriche intrise di romanticismo, senso di abbandono e disperazione. Adesso questa raccolta rende loro giustizia ed è al contempo un regalo per tutti coloro che amano la musica vibrante che proviene dal profondo dell’anima. Da acquistare senza remora alcuna.
Half A Cow Records va ancora più indietro nel tempo – direttamente agli anni ’60 – per tirare fuori dagli archivi l’opera omnia dei Purple Hearts: quintetto di Brisbane, coevo dei leggendari Missing Links, autore di un torrido R&B influenzato nettamente dalle più celebrate bands della Brithish Invasion. In “Benzedrine Beat” sono contenute tutte le incisioni della formazione, più sette brani dei successivi Coloured Balls. Tecnica e registrazione sono approssimative, ma c’è energia da vendere nelle immancabili cover di “Louie Louie”, “Gloria” e “Bring It On Home”. Un bel booklet di 36 pagine ci svela la storia della band, offrendo uno spaccato del primitivo Aussie-sound.
Sempre in tema di ristampe vanno segnalati i primi due lavori dei The Mark Of Cain, “Battlesick” (1989) e “The Unclaimed Price” (1991), da poco rimessi in circolazione da Feel Presents. La cifra stilistica della band di Adelaide aveva molto poco a che spartire con il classico sound australiano essendo un incandescente mix di noise, punk e psichedelia corrosiva. Non a caso il secondo dei due dischi è prodotto da Steve Albini.
Tornando invece sui più consueti sentieri del rock’n’roll chitarristico e impattivo, Feel Presents pubblica una doppia raccolta dedicata agli Happy Hate Me Nots, formazione di Sydney attiva per tutti gli anni ’80. “The Good That’s Been Done” è un disco monumentale: contiene 41 canzoni che fotografano la miscela power-pop – virata su soluzioni mod e punk – del gruppo, attraverso tutti i singoli, svariate b-sides, outtakes e brani live.
Chiudiamo con quella che può essere considerata a tutti gli effetti la ristampa “Aussie” dell’anno: il secondo volume di “Tales From The Australian Underground”. Anche in questo caso, il curatore Tim Pittman ha svolto un eccellente lavoro di ricerca compilando un’antologia imperdibile per ogni sincero appassionato di rock australiano: 45 brani firmati da altrettanti gruppi in attività tra il 1977 e il 1990. Ci sono certamente i classici (Radio Birdman, Saints, Hitmen, Hoodoo Gurus, Died Pretty, Stems, Screaming Tribesmen…), ma le sorprese migliori arrivano da quei gruppi sconosciuti ai più che fecero grande il sottobosco rock della terra dei canguri nel periodo sopra indicato: Thought Criminals, Sekret Sekret, Riptides, Proton Energy Pills, Toys Went Berserk, solo per menzionarne alcuni. Un must assoluto, da avere a tutti i costi!!!
Autore: Roberto Calabrò
www.radio-birdman.com