Giunto alla sua sesta edizione, Dissonanze si conferma come il più grande festival di elettronica d’Italia.
Sin dalla prima edizione Dissonanze sperimenta il rapporto, in continua evoluzione, tra creatività e tecnologia attraversando sempre nuovi immaginari visivi, sonori, architettonici.
Un evento, dunque, che nasce con l’intento di farsi sempre più scena e veicolo d’innovazione per quanto riguarda il suono ed il video digitale e, allo stesso tempo, vetrina per giovani artisti emergenti italiani ed internazionali.
Quest’anno il festival presenta tre aspetti innovativi:
1) Il clame- this is our visual music! – che evidenzia il legame sottile e inscindibile tra audio e video nelle performance sperimentali;
2) l’invito, rivolto agli artisti, non solo ad esibirsi, ma anche a produrre progetti per l’occasione con lo scopo di stimolare gli artisti verso collaborazioni e creazioni inedite;
3) la presenza di numerosi dj italiani.
Confermata, per il secondo anno, la location: il Palazzo dei Congressi è il protagonista assoluto ed indiscusso del festival, con la sua architettura che si presta – in maniera “dissonante” ma appropriata- ad ospitare le esplosioni di musica e soprattutto le performance video.
Spazio materiale che contiene flussi di energia, il Palazzo dell’ EUR diventa uno schermo.
Sulla facciata esterna gli effetti di luce creano un ambiente molto suggestivo (il palazzo sembra ancora più imponente), mentre all’interno i live e i dj set sono accompagnati dagli inglesi United Visual Artist un collettivo di artisti che sfrutta software generativi e led per creare giochi di luci ed installazioni visive in tempo reale, conosciuti per aver curato le scenografie per U2, Massive Attack e per gli MTV Europe Awards.
Molto belli gli spazi della Terrazza, la cui organizzazione è stata interamente curata da Edwin van Der Heide.
Quest’anno le performance includono nomi storici: Richard Devine, Cristian Vogel e il musicista giapponese/americano Yasunao Tone, membro dello storico gruppo d’avanguardia Fluxus e fondatore del Group Ongaku, dedicato alla creazione di ‘ event music ‘ e ‘ improvisational music ‘.
Degni di nota gli austriaci Tiny Little Elements – nell’edizione 05 curavano l’allestimento visivo del Salone della Cultura – che nelle loro creazioni, intensificano e traducono i ritmi musicali in immagini astratte e fluide di grande impatto visivo e gli Effekt , un collettivo di video-artisti danesi.
L’Aula Magna del Palazzo ha ospitato per entrambi i giorni due performance live, quella degli italiani Otolab, gruppo di musicisti, dj, vj, videoartisti, web designer, grafici e architetti che realizza i propri live progettando un percorso esperienziale tra suoni e immagini, luci e ombre e, in esclusiva, quella del newyokese Bruce McClure , da anni impegnato in una appassionata ricerca audiovisiva incentrata su strumentazione proto-tecnologica e spettacolari multi-proiezioni in 16mm.
A seguire una rassegna di audiovisivi di alcuni esponenti della visual music contemporanea come Karl Kliem, Tez, Meta, Kurokawa, Reline2, Jeffers Egan e i minimali Semiconductor, ideatori del video di “green glass of tunnel” dei Mum.
Per quanto riguarda le performance audio del Salone della Cultura è purtroppo inevitabile il paragone con la scorsa edizione – ricordiamo Tiga, Riccardo Villalobos vs Richie Hawtin, Jamie Lidell, Karl Bartos – e comprendiamo come sia difficile competere o restare allo stesso livello di tali artisti e di tali performance…
Il Salone era comunque strapieno e si ballava al ritmo della musica di dj techno ed elettronici.
Dave Clarke, con i suoi virtuosismi su mixer e cd (ha suonato con i cd!!) ha tenuto alto il mood della platea fino all’alba.
Sabato invece il nome di punta era Sven Vath, musicista tedesco di dance elettronica, creatore del Cocoon club di Francoforte e della Cocoon night di Ibiza – il target era proprio in perfetto stile.
Per quanto riguarda le altre performance, interessanti Mathew Jonson, Sleeparchive, i Motor e i Pigna People (Marco Passarani, Francesco De Bellis, Mario Pierro).
In definitiva e complessivamente un evento molto interessante, come ogni iniziativa rivolta alla promozione e alla diffusione di nuove forme artistiche.
Dissonanze possiede tutte le caratteristiche per poter diventare un festival europeo come il Sonar o Transmediale, e ci auguriamo che continui di questo passo rimanendo però veicolo d’innovazione, di arte e cultura, e non solo d’intrattenimento.
Autore: Sara Ferraiolo e Giuseppe Guariniello
www.dissonanze.it