Saper ridare il giusto valore e la dosata enfasi alle canzoni popolari non è da tutti, è un lavoro che è in grado di fare soltanto chi ha un’anima realmente vicina al popolo e a chi se le sente veramente dentro. Se avete ancora in mente l’immagine dello Springsteen muscoloso di “Born in the U.S.A.”, scordatevela, anche perché sono passati più di vent’anni. Pensate ad un cantautore rock che continua a rimettersi in discussione e a voler affrontare le più disparate situazioni piuttosto che adagiarsi sui suoi 57 anni e iniziare a pensare alla pensione e vivendo di rendita.
Invece no, lui non perde tempo ed in questa fase si sente più prolifico che mai, ma in fondo anche più politico. Se l’amaro per la sconfitta, alle ultime elezioni politiche del suo paese, del candidato Kerry – che lui aveva sostenuto insieme a tanti colleghi – gli ha fatto maturare una manciata di canzoni intime, melanconiche e riflessive, tutte contenute nel penultimo “Devils & dust”. Una volta rielaborato il “lutto” è giunto il momento di ridare ritmo.
Per fare ciò il rocker di Freehold è andato alla ricerca di 15 brani (13 sul cd e due in più sul dvd) della tradizione Usa, che trattano temi di rivendicazioni sindacali, di vagabondi, di feste popolari, di spirituals riadattati, di pionieri e di voglia di mettere radici.
Tutti questi brani erano già stati rielaborati da Pete Seeger (insieme a Woody Ghutrie è stato colui che ha messo i primi semi per il grande cantautorato Usa), entrambi erano maledettamente di sinistra, tanto è vero che furono osteggiati in molti modi dai vari governi Usa, nonostante ciò, per fortuna la loro opera viene costantemente riscoperta, come nel caso di Springsteen.
Si diceva prima che The Boss ha ridato ritmo ai suoi brani, infatti, per questo nuovo lavoro ha richiamato il gruppo di persone con cui aveva suonato la title track, in occasione di un tributo allo stesso Seeger, ed in tre giorni, in un suo casolare di campagna, ha registrato l’album.
Senza amplificatori, ma tutto rigorosamente in acustico, il cd si distende tra tex-mex, cajun, e soprattutto tanto country di matrice irish (consideriamo anche che il padre del nostro era irlandese, nda), per canzoni come la “Pay me my money down”, vecchio traditional di marinai afro-americani che chiedevano soldi al capitano per il lavoro svolto, e quest’ultimo era restio nel darli loro. O ancora uno struggente inno pacifista come “Mrs. McGrath”.
Registrato in soli tre giorni, l’album è senza sovra incisioni e questa caratteristica rende il lavoro ancora più bello, si assapora l’aria dei tempi in cui i dischi si facevano con molta più spontaneità. Inoltre, si sente spesso Springsteen richiamare i musicisti con un “one-two three” o con un “everybody”; è quello sicuramente il valore aggiunto, la voce del Boss. Come sempre particolarmente coinvolgente, grazie alla carica che solo uno come lui è in grado di trasmettere.
Autore: Vittorio Lannutti
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