Se siete appassionati di elettronica d’avanguardia, di ambient music e di sperimentazioni sonore, vi consiglio di tenere sott’occhio le uscite della Room40, label australiana di stanza nel Queensland che ad aprile festeggerà i primi cinque anni di attività con la pubblicazione, destinata agli abbonati di The Wire magazine, di un cd compilation contenente rarità, versioni live, anticipazioni e remixes.
Lawrence English, titolare dell’etichetta nonché musicista e compositore, ci illustra i percorsi del passato ed i progetti futuri della Room40 rispondendo ad una nostra breve intervista. A seguire tre recensioni che potrebbero stimolare ulteriormente la vostra curiosità.
Quali sono state le tappe fondamentali nella storia della Room40?
Penso che ciascuna tappa della Room40 sia fondamentale per diverse ragioni. Come tutte le etichette e tutti i progetti, è cresciuta in diversi modi e in diversi momenti. Quando all’inizio l’etichetta partì, per esempio, c’erano pochissimi eventi nell’area dalla quale provengo. Avresti potuto contare il numero dei concerti sperimentali e degli avvenimenti dal vivo su una sola mano – adesso le cose sono cambiate…. ci sono stati cinque anni di crescente interesse verso questo tipo di sonorità, sia qui che nel resto del Paese. L’Australia ha una cultura di suoni davvero ricca ora – festivals come il NOWnow,, architettura liquida, open frame etc. e molti locali e serate artistiche dedicati a varie performance. Mi piace pensare che ciascuna tappa dello sviluppo della Room40 occupi una parte speciale ed importante in questa continua crescita.
Di quale cd della Room40 sei più orgoglioso e perché?
E’ difficile dirlo perché sono orgoglioso di ciascuno di essi – ed è questo il motivo per cui li ho realizzati. Spendo moltissimo tempo per la realizzazione di ogni disco – può essere per l’artwork, per il mastering e in alcuni casi per esprimere ai musicisti idee e concetti utili per accogliere i loro progetti.
Ci sono alcuni dischi per me speciali a causa del fatto che sono stato coinvolto nel loro processo creativo – “Ghost towns” per esempio – credo che quel disco riassuma le settimane che ho trascorso a guidare nel deserto esplorando questi luoghi immensi, aperti e spesso isolati.
Com’è nata e si è sviluppata la tua collaborazione con Tujiko Noriko?
Noriko ed io ci siamo incontrati ad un festival qui ad Oz. Ero interessato a lavorare su un progetto dove la voce fosse la base della canzone e gli elementi strumentali potessero essere immessi seguendo le parti vocali. Noriko fu così gentile da aiutarmi e da lì iniziai a lavorare sulle tracce vocali registrate inizialmente. Le spedii un cdr alcuni mesi più tardi e Noriko fu davvero sorpresa dai suoni che ne erano venuti fuori, così decidemmo di sviluppare la musica in un full album. E’ stato un processo molto semplice e divertente – proprio quello che la musica dovrebbe essere, credo…
C’è un artista australiano in particolare che vorresti avere nel tuo catalogo?
Penso di essere molto fortunato ad avere sull’etichetta così tanti ottimi artisti australiani. Penso di avere realizzato molti dei miei artisti preferiti e ce ne saranno ancora altri in futuro. Secondo me qui ci sono davvero così tanti eccellenti musicisti e compositori – devi proprio tenere in considerazione uno versatile e talentuoso come Chris Abrahams – la prima volta che ho ascoltato il suo disco “Thrown” credo di essere rimasto realmente senza parole. La stessa cosa può essere detta a proposito di compositori come Philip Samartzis – i dettagli e la qualità del suo lavoro a volte sono sbalorditivi. È grandioso vedere come attualmente provengano dall’Australia produzioni tanto intense e ben focalizzate.
Che cosa vedi nel prossimo futuro della Room40?
Ci sono un sacco di probabili nuove uscite quest’anno. Tra qualche mese pubblicheremo il nuovo disco di Reinhold Freidl + Michael Vorfeld – due musicisti tedeschi estremamente talentuosi. C’è anche in programma una nuova edizione live dell’americano Keith Whitman e inoltre stiamo finalmente stampando “Sleep”, il seminale disco ambient di Dj Olive. Per me è uno dei più bei dischi ambient che ho mai avuto il piacere di incontrare – un disco visionario, ricco di dettagli e di trame. Penso che sarà un anno davvero pieno di impegni!
Guida all’ascolto
Rod Cooper – Friction (2004)
Musicista, “artigiano” e sound-designer di Melbourne, Rod Cooper esordisce con questo disco interamente suonato da strumenti acustici che lui stesso ha costruito attraverso il recupero di oggetti riciclati dedicando più di tre anni di lavoro alla realizzazione di ciascuno di essi. Strumentazione che purtroppo non viene indicata nelle scarne note interne e quindi non resta che abbandonarsi all’ascolto di questi 4 brani modulati su continue compressioni, cupi rintocchi, maglie sgranate e giunture metalliche.
Un disco introspettivo che nei suoi momenti più “luminosi” evoca graffi bianchi su fondo violaceo come quelli che appaiono in copertina.
Tujiko Noriko – Blurred in my mirror (2005)
Ai tempi di “From Tokyo to Naiagara” (Tomlab, 2003), Tujiko Noriko riuscì a sedurre tutta la redazione di Freak Out e con essa, ne sono convinto, anche molti lettori del nostro magazine.
La cantante nipponica in abiti digitali (in molti l’hanno definita la Björk del Sol Levante) incontra qui il padre della Room40 in persona: “Blurred in my mirror” è stato pubblicato nell’agosto scorso (seguito dopo pochi giorni da “28”, il lavoro su Fat Cat co-firmato dalla Noriko con Aoki Takamasa), ma di fatto la genesi del disco risale al gennaio del 2004, quando in una piccola stanza d’albergo di Brisbane Tujiko Noriko e Lawrence English registrarono quattro tracce vocali senza alcuna base musicale, armati solo di un microfono e di un laptop. Nei mesi successivi l’elettronica di English sviluppò quegli embrioni in quattro canzoni compiute e da lì (come appreso in sede d’intervista) la coppia decise di dare un seguito a tale esperimento realizzando un intero lavoro. Il risultato finale suona quanto mai organico anche grazie ai contributi di tre artisti del catalogo Room40 – Benjamin Thompson alle chitarre e al sassofono, John Chantler alla batteria e David Kemp al piano e alla marimba – mentre l’intervento del produttore giapponese Aki Onda (già presente in “From Tokyo to Naiagara”) trasforma “Tablet for memory” nel gioiello più prezioso della raccolta. La voce di Tujiko Noriko si insinua e si frammenta tra le decostruzioni di “Niagara hospital”, vibra nella drum’n’bass sfasata di “Shayou (setting sun)” e si trasforma in un sibilo dolcissimo nel folk futuribile di “Tennisplayer makes a smile”. Semplicemente incantevole.
Oren Ambarchi & Robbie Avenaim – Clockwork (rist. 2005)
Oren Ambarchi e Robbie Avenaim – chitarrista, batterista e compositore il primo; batterista e percussionista il secondo – sono due importanti rappresentanti della scena d’avanguardia australiana, tra l’altro entrambi fondatori e direttori del “What is music?”, festival australiano di musica sperimentale. Tra i due il personaggio più noto è senz’altro Oren Ambarchi in virtù di una discografia già cospicua alle spalle con frequenti apparizioni su etichette europee (Touch e Staubgold).
“Clockwork” è un mini-cd originariamente pubblicato nel 2000 dalla Jerker per testimoniare una performance live della coppia risalente all’aprile del 1999; la Room40 ristampa adesso questo lavoro, un’unica traccia di 18 minuti, in una simpatica confezione di plastica bianca la cui forma ricorda quella di un orologio.
All’inizio parti chitarristiche elaborate digitalmente in onde sinusoidali si propagano all’interno di un pulviscolo sonoro appena scalfito da tartagliamenti percussivi; poi – siamo intorno al nono minuto – la componente ritmica inizia ad ispessirsi e va infine a germogliare in un turbinio di battiti cristallini, scampanellii, sbuffi e gorgoglii assortiti.
Nel caso l’ascolto di “Clockwork” vi abbia affascinato, potrete approfondire la conoscenza del binomio artistico tra Ambarchi ed Avenaim andando alla ricerca di “Alter rebbe’s nigun”, loro disco su Tzadik del 1999, oppure rivolgendovi al catalogo della Grob dove è possibile trovare pubblicati alcuni loro concerti francesi del 2001 in trio con Keith Rowe.
Autore: Guido Gambacorta
www.room40.org