Questo non è il primo lavoro ufficialmente solista di Joseph Donald Mascis, anche se il musicista notoriamente è abituato a fare talmente di testa sua, ed è capace di suonare talmente tanti strumenti, che si potrebbe tranquillamente sostenere che quasi ogni suo disco a nome Dinosaur jr sia un suo disco solista; quando nei primissimi anni 90 Lou Barlow (che poi fonderà i Sebadoh, in pratica un’altra one man band…) lasciò i Dinosaur jr proprio per insofferenza nei confronti del carattere dominante di Mascis, questi inciderà alcuni dischi in cui suonerà in pratica tutti gli strumenti, batteria compresa, oltre a scriversi i brani, e nel frattempo pubblicherà anche un disco a proprio nome, intitolato Martin + Me (1996), registrato in presa diretta – pieno di sbavature di ogni sorta – con voce e chitarra elettrica soltanto, seguito 10 anni dopo da un J Mascis Live at CBGB’s (2006), per non parlare della discografia degli anni zero a nome J Mascis & the Fog, e J Mascis & Friends.
E’ chiaro da subito perché il musicista, cui la ditta Fender ha dedicato una chitarra elettrica nel 2007 con speciali accorgimenti tecnici raccomandati dallo stesso Mascis, abbia deciso di non pubblicare questo nuovo Several Shades of Why a nome dei Dinosaur jr: si tratta di un lavoro semiacustico, senza batteria, contenente 10 brani pop e folk che mostrano un lato nascosto – sotto tonnellate di feedback, potremmo aggiungere… – che il capellone del Massachusetts ha in ogni caso sempre avuto: quello malinconico, delicato, intimo.
Emerge molto della personalità di J Mascis in una canzone come ‘Too Deep’, brano d’amore molto tenero che inevitabilmente fa pensare a Daniel Johnston, ma ovviamente quando il nostro imbraccia la chitarra elettrica, come in ‘Can I’ che è comunque una ballad ma attraversata da sottili disturbanti rivoli elettrici noise di fondo, i brividi corrono finalmente lungo la schiena perché si concretizza in un attimo, se non la rabbia disordinata e la grandezza musicale dei Dinosaur jr, perlomeno il contesto generazionale, quello slackerismo da perdente romantico vittima delle circostanze ma incapace di rassegnarsi alla noia, ad essere incompreso ed emarginato, e alla bruttezza del Mondo che infondo ha contraddistinto il grunge, di cui Mascis è stato uno dei padri, assieme a Neil Young, e poi uno dei protagonisti.
Anche la conclusiva ‘What Happened’ ricrea la medesima intensità delle sporadiche vecchie ballate elettroacustiche dei Dinosaur jr, e dunque questo disco piacerà a chi ama quel tipo di episodi minori; tuttavia va detto che Several Shades of Why, con la sua compostezza forse eccessiva, coi suoi ospiti illustri rappresentativi del nuovo indie rock americano – il cantautore Kurt Vile, poi Kevin Drew dei Broken Social Scene, Bed Bridwell dei Band of Horses – rimane un lavoro per certi versi senz’altro minore se pargonato a Beyond (2007) e Farm (2009) che sancivano il ritorno a nome Dinosaur jr – dai quali Mascis non potrà mai affrancarsi, tantomeno con incisioni come questa – dopo tanti anni. Né si può parlare di un lavoro innovativo, sia perché Mascis è da sempre cronicamente incapace di rinnovarsi – e neanche gli interessa, crediamo – sia perché, come dicevamo, la delicatezza di Several Shades of Why non è una vera novità per lui, semmai lo è la produzione più professionale qui utilizzata.
La copertina, al solito dipinta dallo stesso Mascis – altro sinistro legame con Daniel Johnston – sancisce poi un’ennesima continuità coi Dinosaur jr.
Ciò non toglie che procurarsi questo lavoro sia consigliabile a chi segue i Dinosaur jr dalla metà degli anni 80, o da dopo, e considera J Mascis quasi un vecchio amico, perché sappiamo bene quanto la sua voce sgraziata e quella chitarra così espressiva generi dipendenza.
J Mascis – ‘Several Shades Of Why’
Autore: Fausto Turi
jmascis.com – www.dinosaurjr.com