Tra i padri indiscussi di quella nuova ondata esplosa intorno alla seconda metà degli anni settanta e passata alla storia con il termine “new wave”, i Pere Ubu restano ancora oggi uno dei principali punti di riferimento per i più claustrofobici seguaci di un certo tipo di rock.
Capeggiati da un carismatico leader, critico rock e personaggio intellettualoide dal piglio isterico, mossero i primi passi a Cleveland, un’isolata cittadina industriale dell’Ohio che ha dato i natali ad una fitta schiera di band di alto calibro.
Electric Eels, Pagans, Dead Boys, Human Switchboard, Offbeats, Plague, Rocket From The Tombs sono nomi che oggi rimbombano alle orecchie dei più accaniti appassionati del genere.
È proprio tra le fila di quest’ultimi che esordì il nostro leader David Thomas, anche se in un ruolo a lui non proprio congeniale. Ed infatti quando uno Stiv Bators ancora alle prime armi lo rimpiazza ai microfoni della neonata creatura proto-punk è finalmente libero di trasferire in musica tutto il suo intellettualismo deviato e quegli effetti collaterali propri dell’individuo alienato da una realtà post industriale.
Prendendo spunto dalla Ubi Roi, una maschera creata dal noto commediografo francese Alfred Jarry, si inventa il nome del nuovo progetto e sposta il campo d’azione nella più ricettiva New York. Assistiamo subito ad un rigoglio di uscite formidabili con ben quattro singoli uno più bello dell’altro, ma è con lo stabilizzarsi della formazione in seguito ad una serie di rimpiazzi, che David Thomas (vocals), Tom Herman (guitar), Scott Krauss (drums), Tony Maimone (bass, piano) e Allen Revenstine (synthesizers, sax) regalano al rock uno sei suoi indiscussi capolavori.
L’album catapulta l’ascoltatore in uno scenario apocalittico senza concedergli un solo attimo per tirare un respiro di sollievo. Le immagini raffigurate in copertina già ne preannunciano il contenuto musicale: l’atmosfera inquinata; i paesaggi fumosi e l’annuncio dell’avvento della “danza moderna” (la danza delle macchine) per mano di un operaio che sembra appena uscito da un “cartone”. Non un solo filo d’erba si intravede tra le cataste di fabbriche che riempiono lo sfondo; non c’è più scampo per la civiltà moderna oramai sull’orlo del collasso.
Apre le “danze” un sibilo penetrante ad introdurre Non-alingment Pact, un brano che proietta di getto l’ascoltatore in una realtà meccanica con ritornelli dall’aroma sixties lasciati esplodere tra pulsioni cupe e nervose di basso. É la volta della title track in cui un’alternarsi di ritmiche vivaci e distorte sono introdotte da un piano dai toni tristi e romantici e da isterismi vocali.?Laughing sposta il raggio d’azione verso coordinate Tuxedomoon con il suo incedere cadenzato, i suoi fraseggi di sax funerei e le sue urla inquiete.?
Street Waves ha un piglio rock accattivante; le sue chitarre affilate e il canto sguaiato ne fanno un brano rock di razza.?Chinese Radiation ricorda un pò i Cure con le sue atmosfere notturne di colpo interrotte da un caos live che va a perdersi sulle note dolci di un piano.?In Life Stinks si scatenano una rabbia ed un isterismo puramente punk con tanto di cantato urlato e getti di elettronica disturbata.?Real World è un classico esempio di sonorità industriale pur se accompagnata da una voce dai sapori quasi ironici.?Over My Head si apre con una melodia notturna e desolante che si alterna a scoppi strumentali. Ma è Sentimental Journey forse il brano più rappresentativo dell’intero lotto. Qui gli incubi più profondi di Thomas si materializzano in musica più che in ogni altra traccia. È la rappresentazione della psiche umana sull’orlo del collasso. Serrato in una stanza buia ed umida alle prese con le sue angosce e i suoi disturbi più inquietanti. Un senso di claustrofobia e di decadenza corre lungo la spina dorsale di chi ascolta. Una tromba crepuscolare e una voce surreale accompagnano dolcemente alla pura follia attraverso squarci rumoristici destrutturati. Humor Me chiude il sipario e pare messa lì a posta per tirare un sospiro di sollievo grazie ad una piacevole melodia pur se con un senso di tristezza tipico della rassegnazione.
Terminato l’ascolto resto un pò interdetto non riuscendo a canalizzare del tutto le sensazioni verso un punto ben definito. Alle volte mi viene di pensare ad un tipico esempio di rock dai sapori molto “roll”, altre invece ad una creatura aliena e sinistra. Proprio in questo credo sia nascosta la grandezza dell’opera. Lo sporcare sonorità malsane con altre più garage-punk è un qualcosa a cui anche le orecchie più allenate non sono abituate.
Registrato in quel di Cleveland e pubblicato negli USA nel gennaio del 1978 è il catalogo numero 1 della Blank Records. L’edizione originale, ristampata una miriade di volte dalle più disparate label del pianeta, non presenta particolarità distintive e il suo valore si aggira intorno ai € 50,00 in condizioni eccellenti.
La tracklist:
1. Non alignment pact
2. Modern dance
3. Laughing
4. Street waves
5. Chinese radiation
6. Life stinks
7. Real world
8. Over my head
9. Sentimental journey
10. Humour me
Autore: Salvatore Lobosco
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