Sarebbe stato perlomeno strano non trovare un riferimento pseudo-religioso in una uscita discografica dei Depeche Mode. Come ai bei tempi di “Songs Of Faith And Devotion” (1993), fin dal titolo, “Playing The Angel“, il nuovo album della band inglese, previsto per il 17 Ottobre prossimo, tradisce una ancor vivida fascinazione per determinate tematiche.
Del resto, Martin Gore, il principale songwriter del gruppo, ha sempre amato scandagliare i dubbi dell’animo umano, spesso legati al rapporto uomo/donna, prendendo a pretesto gli insegnamenti della religione cristiana e dando di essi un’interpretazione tutt’altro che “fedele”.
Anzi, frequentemente, i nostri sono stati incolpati di essere dei cantori del dolore fine a se stesso (manco a farlo a posta, una delle recenti canzoni si chiama “A Pain That I’m Used To”), accusa assai superficiale in vero, sempre che, ad esempio, non si voglia considerare uno scrittore come Leopardi un mero pessimista.
Nello spiegare quale sia il filo conduttore del disco, lo stesso Gore ha affermato: “Nulla che possa interessare a gente funzionale. Sarebbe comunque sbagliato considerare i Depeche Mode dei mietitori di dolore. Non ho mai considerato la nostra musica troppo dark. C’è sempre l’elemento di speranza. E credo si senta l’ottimismo, il senso di rinnovato vigore, di piacere per quello che abbiamo fatto e per dove siamo arrivati“.
Un entusiasmo di fondo che stavolta ha pervaso anche il vocalist Dave Gahan il quale, passati quasi venticinque anni di carriera, ha finalmente apposto la propria firma in calice a tre brani del trio (“I Want It All”, “Suffer Well” e “Nothing’s Impossibile”) che compariranno nella tracklist di “Playing The Angel”, dopo che nel 2003 aveva visto la luce “Paper Monsters”, il suo primo album da solista.
Sul piano strettamente musicale, ovviamente, bisognerà aspettare l’effettiva pubblicazione dell’album per avere delle certezze sulla direzione intrapresa nell’occasione dai Depeche Mode, anche se voci di corridoio parlano di un lavoro assai distante dalle atmosfere di “Exciter”, l’ultima prova sulla lunga distanza del 2001.
Per ora, timide indicazioni, ci vengono fornite dal primo singolo “Precious”. Sebbene la sua pubblicazione sia stata fissata per il 3 Ottobre, sul sito di Itunes è già acquistabile la versione ufficiale in downloading mentre da non pochi siti di file-sharing è possibile scaricare lo stesso brano
ed alcune immagini del relativo video girato in estate a Londra da Uwe Flade (già regista per i nostri del clip di “Enjoy The Silente 2004”).
Il brano richiama in maniera evidente sonorità tipicamente anni’80, mettendo in risalto un certo minimalismo nella struttura compositiva ed un ruolo di primo piano dei sintetizzatori elettronici così come una linea melodica plumbea e non particolarmente “radio friendly”.
Complice di una simile impostazione è stato il nuovo produttore Ben Hiller (nel suo curriculum, collaborazioni con Blur e Doves, tra gli altri), un esperto nel campo delle diavolerie digitali e nell’uso dei synth ma, soprattutto, una persone abile nel creare una fattiva collaborazione col gruppo in sede di registrazione.
A tal proposito, lo stesso Gahan ha dichiarato “Devi lavorare duro per reinventare te stesso. Bisogna prima di tutto lavorare con gente nuova: persone che ti stimolano, ti infondono e ti ispirano nuove idee“.
In attesa di poter verificare se tali affermazioni corrispondano al vero, la band ha fatto sapere che in autunno darà il via ad un tour mondiale che solo il 18 Febbraio del 2006 farà tappa in Italia presso il Filaforum di Milano.
Chissà se in quel periodo per i Depeche Mode si parlerà ancora di “Music For The Masses” o pure loro imboccheranno il viale del tramonto “creativo”, alla stregua di tanti gruppi venuti alla ribalta sul finire dello scorso millennio.
Sino ad oggi, comunque, Dave Gahan, Martin Gore e Andy Fletcher si sono dimostrati quasi sempre all’altezza della situazione, concedendosi rare cadute di tono.
In qualsiasi caso, le premesse sembrerebbero incoraggianti a giudicare dalle parole di Gahan “Abbiamo ottenuto tanto in 25 anni e siamo sopravvissuti. Di tutte le band, questa è quella per cui avrei messo i soldi per non vederla in giro” ha detto scherzando. “Vedo noi stessi più accanto agli U2 e R.E.M. che ad ogni altra band venuta fuori con noi, sebbene non c’è nessuno come i Depeche Mode. Ho perso parte della mia ispirazione negli anni’ 90; ora mi è tornata. E’ meglio far parte ora dei Depeche Mode che esserci stato negli ultimi 15 anni.”.
Ad ogni buon conto, ai posteri l’ardua sentenza…
Autore: Luca M. Assante
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