Disco D’oro. Così si intitola l’ultimo album dei Nobraino. E se venisse conferito per la qualità e la forza deflagrante delle esibizioni live, loro, i Nobraino, se lo meriterebbero fino all’ultimo.
Con loro, infatti, è complicato anche solo riuscire ad identificare la zona palco, quella che dovrebbe essere degli artisti. Ma questa volta non per motivazioni emotive, o quantomeno non solo: Lorenzo Kruger (per chi non lo conosce ancora, si tratta del frontman della band) non riesce a restare nei pochi metri quadrati dello stage. I palchi gli stanno stretti, come un animale selvatico costretto in una gabbia. Così ogni divanetto del Deja Vu di Pozzuoli, dove la band si è esibita lo scorso 29 giugno, diventa un pulpito dove urlare al mondo la propria poesia, rigonfia di exploit di trombe e riff serrati di chitarra, di folk-rock, di quella che alcuni chiamano patchanka, di atmosfere rock and roll in chiave moderna.
Poca retorica, tanto contenuto, niente lasciato al caso. Così, appunto, ogni appiglio per una scalata, un vaso, una ringhiera, addirittura il pannello bianco per le videoproiezioni, diviene un obiettivo da raggiungere, una necessità, uno “spot” da far diventare parte integrante dello show. Se ci fosse stata una piscina, probabilmente Kruger avrebbe cantato con l’acqua alla vita, nel suo abito di scena da esploratore dell’epoca vittoriana, o qualsiasi altra figura storica vestita completamente in beige e marroncino chiaro, più che disposto a bere capiroska alla fragola offerto generosamente dal pubblico, propenso ad allontanarsi dal palco per poter pogare con i presenti (non semplicemente iniziare a farlo per poi andar via, ma continuare per tutto il brano) o fare un giro per il locale, sempre ovviamente continuando a cantare. Il fatto che il segnale del microfono wireless vada e venga passa, improvvisamente, in secondo piano.
Qualche grande classico, un buon numero di fuori programma (Chi me l’ha fatto fare, intonata per due novelli sposi presenti alla serata, sopra ogni altra cosa) e, come c’era da aspettarselo, molto Disco D’oro, in scaletta. Nottambula, Tradimentuz, Il record del mondo… e ancora Il mio vicino, il Minotauro, Cani e Porci, Il Mangiabandiere, fino ad (ovviamente!) Film Muto, senza dimenticare l’eccezionale e toccante Bunker.
Un salto indietro con Narcisisti Misti, la romanticissima Bifolco e naturalmente l’immancabile La Giacca di Ernesto. Il tutto con un Kruger che, dopo aver chiesto di fare stage diving, si lancia su un pubblico (neanche così tanto folto, in realtà…) sudatissimo e in estasi o che, adocchiata una finestra provvista di ringhiera, decide di scalarla per poter cantare appoggiato ad un palo di sostegno. O anche, proprio in chiusura, ben sistemato su un tavolino adagiato in maniera molto, ma davvero molto, instabile su un divanetto, faccia al muro e mani a cono, come a formare una cassa di risonanza, intorno al microfono.
“Nobraino” significa “stupido”. Ce ne vorrebbero di stupidi così, non solo nel mondo della musica.
Autore: A. Alfredo ‘Alph’ Capuano
www.facebook.com/nobraino