La mia estate bolognese inizia esattamente dove è finito il mio inverno, sebbene sia ufficialmente ancora la primavera la stagione in corso, l’atmosfera, i profumi e soprattutto le temperature tropicali che si percepiscono all’interno del locale sono la chiara prova che la bella stagione è finalmente ritornata a farci visita.
E per una serata così lieve e spensierata non poteva esserci colonna sonora migliore che quella affidata agli statunitensi Chk Chk Chk (!!!) – fino a qualche anno fa nome di punta, insieme a Rapture e LCD Soundsystem, di quella scena electro-rock-dance che entusiasmava allo stesso modo adepti dei dance-floor e indie-addicted più raffinati.
Ma nonostante l’hipe un po’ scolorito e nessun album nuovo di zecca in promozione, Nic Offer (nella foto) e soci, vista la grande affluenza all’interno del locale, devono aver lasciato degli ottimi ricordi da queste parti (molti parlano con entusiasmo dell’esibizione al “Ferrara sotto le Stelle” di qualche anno fa).
Nic Offer. Appunto. Parliamone.
Meriterebbe una recensione a parte solo la sua performance, potrei scrivere intere pagine su ogni suo improbabile passo di danza, su ogni giravolta, su ogni ammiccamento, sulle sue ripetute sortite tra il pubblico, sul suo passo tarantolato, sulle tende di velluto in cui si avvolge, sulla felicità che elargisce e sull’energia che sprigiona. E’ lui il fulcro di tutta la serata, è su di lui che poggia la riuscita del concerto, è lui che catalizza ogni attenzione, ogni sguardo, ogni vibrazione che passa dal primo all’ultimo spettatore, e tutto questo al di là della sua voce, perché Offer non ha certo una gran voce, anzi, eppure è il terminale ideale di questa squadra, la punta di sfondamento di una formazione che gira alla perfezione.
Perfezione musicale, perfezione sonora che ritroviamo spesso durante tutto il concerto, dal primo pezzo “Creamy”, sorta di funkettone in salsa dance all’energica e quasi rap “All my hereos are Weirdos”, passando per una tiratissima “Must be the Moon”, sintesi perfetta del sound degli americani: attitudine funk, chitarre rock, base dance, cantato quasi parlato, sudore a secchi, adrenalina selvaggia.
“Heart of Hearts” chiude la prima parte della performance ed è sicuramente il punto più alto di tutta la serata. Sonorità elettroniche, funky urbano in odore di Talking Heads, metà del gruppo che assale la batteria e rende infernale ogni battuta, ogni colpo, Nic Offer che volteggia tra di noi con braccia larghe ed occhi chiusi, un “disco inferno” di cui siamo spettatori e attori, tutti diretti splendidamente da quel pazzo regista di Nic.
Il tempo di riprendere fiato, di asciugare tutto il sudore, di piantare nuovamente i piedi a terra e siamo travolti dall’ultimo pezzo Intensify, ancora una cavalcata elettro-funk, questa volta impreziosita anche da una sessione di fiati, ancora Offer che si catapulta tra tutti noi pensando bene di fare un bagno con la birra di un fan, ancora energia e ritmo, ancora sonorità sincopate e chitarre esplosive, psichedelia e dance in un’unica soluzione, punk ed elettronica nello stesso abbondante piatto, la “febbre del sabato sera” curata con pillole di wave e garage, un delirio di suoni e ritmiche che chiudono dopo un’ora e poco più un’esperienza live che ognuno dovrebbe avere il piacere di vivere almeno una volta nella sua vita musicale.
Autore: Alfonso Posillipo
chkchkchk.net – www.facebook.com/chkchkchk