Ci sono concerti durante i quali bisogna per un attimo spostare l’attenzione dallo spettacolo musicale in sé, dalla forma, ai concetti che sottendono a questo, al messaggio, alle finalità ed alla sostanza. Poco importa se l’headliner sia stata Anggun, se “Er” Piotta, improvvisamente, decide di proporre un altamente improbabile medley tra Rock this way degli Aerosmith e la sua hit da fine anni ’90 “Supercafone”, con tanto di “Fammela vedè e nun te fermà” finale, se improvvisamente sul palco compare un Francesco Sàrcina ex Vibrazioni, di cui molti potrebbero dire non sentire la mancanza già da un bel po’ di tempo.
No, tutto questo passa in secondo piano se il contesto è quello dell’Earth Day. Perché, come diceva Diego Cugia, “Un uomo solo che guarda il muro è un uomo solo. Ma due uomini che guardano il muro è il principio di un’evasione” e se un collettivo di artisti come i Rezophonic riesce ad intrattenere per un paio d’orette buone un pubblico non esageratamente recettivo, offrendo contemporaneamente uno spettacolo con tanti alti e pochi ma vertiginosi bassi, e, nello stesso tempo, raccogliere fondi per la costruzione di 4 pozzi d’acqua nelle regioni più povere e dimenticate dell’Africa, allora si tratta dell’evasione più bella e spettacolare del secolo.
Grazie all’AMREF, infatti, dal 2006, anno di fondazione del progetto Rezophonic a cura dell’instancabile (non ci sono altri aggettivi che rendono meglio l’idea) batterista Mario Riso, sono stati raccolti fondi per la costruzione di oltre 120 pozzi ed infrastrutture di varia natura, ben documentate sui siti web di settore. Un risultato encomiabile che si associa ad una proposta artistica di qualità, inserito in un contesto che purtroppo molte volte pecca di trasparenza, riuscendo però ad emergere anche sotto questo punto di vista.
Dopo l’intervento del Sindaco di Napoli Luigi De Magistris sulla rivalutazione della nostra splendida città durante il quale ha dichiarato la sua ferma intenzione nel far sì che Napoli “diventi un esempio in positivo” non facendo mancare riferimenti alla recentissima esperienza della Coppa America, dopo anni in cui il capoluogo campano è stato inteso solo come “esempio da non seguire” e l’esibizione di una non proprio acclamatissima Anggun (sostenitrice però della FAO come “Ambasciatrice di buona volontà nella lotta alla fame nel mondo”), sale sul palco la “Nazionale del rock”, come definita dallo stesso Mario Riso.
Si parte con una bella versione di “Mistero”, con Enrico Ruggeri in forma smagliante, subito prima di una spettacolare performance di Eva Poles, ex frontman (o meglio frontgirl) degli indimenticabili Prozac+ con“Regina veleno” e una cover di “I’m just a girl” dei No Doubt. Sul palco anche l’eccezionale Roy Paci (nella foto) ed i Sud Sound System.
Una sorpresa amarcord, la presenza di Olly degli Shandon che, a distanza di anni, riesce ancora a stupire. E’ il turno di Andy e Livio di quelli che furono i Bluvertigo, con una versione molto simile all’originale di “Fuori dal tempo”. Si prosegue ancora con Sasha Torrisi dei Timoria e Stef Burns (da sempre molto legato alla città campana), fino al già citato Francesco Sàrcina delle Vibrazioni.
Piccoli problemi tecnici arginati benissimo dall’intervento di Serena Dandini ed Elena Di Cioccio in veste di presentatrici e da un freestyle non proprio brillante del Piotta che prepara la platea a due sue hit “Piotta è morto” e “La grande onda”. Quasi tutta la big band sul palco per cantare un “Happy Birthday To You” sulle note di Smells like a teen spirit dei Nirvana, dedicata a Serena Dandini per lasciare poi spazio a Pino Scotto e di nuovo ai Sud Sound System (che non mancano di proporre l’arcinota “Le radici ca tieni”). Di nuovo i Rezophonic al completo per la bella “Nell’acqua”, procedendo con “Rock This Way” (e, come sopra, l’improbabile medley con “Supercafone”) per finire con una divertente e gradevolissima “Blitzkrieg Bop” dei mitici Ramones.
In definitiva, dunque, una bella serata con fini più che nobili che hanno aiutato a porre l’accento su ciò che effettivamente è importante, non solo sul versante musicale ma anche, ed in particolar modo, su quello sociale. La beneficenza è di sicuro un’ottima cosa, ma in questo modo risulta ancor più gradevole. Chapeau!
Autore: A. Alfredo Capuano
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