Era da tempo che non assistevo ad un concerto del genere. Il trio bresciano è una macchina da guerra al servizio dei sensi dell’ascoltatore. Ripetuti colpi di cassa ed un raggio di luce abbagliante ci introducono nel mondo degli Aucan.
Un universo fatto di perfette geometrie sonore ed una cura esemplare di ogni minimo frangente sonoro. Questa è musica che l’anima consegna alla ragione umana e la completa in una formalizzazione esemplare.
L’impatto sonoro è devastante e struggente. La musica è metafisica e matematica. Gli Aucan sono fra le next big thing italiane (non poche oserei dire) e la prova definitiva è nei loro live-set.
In studio incantano, ma quando sono sul palco ti posseggono: si diventa irrimediabilmente loro ed in balia della musica che fuoriesce dalle casse. A parte qualche problema tecnico con il synth e la voce di Giovanni Ferliga sotterrata dagli strumenti l’intero concerto è perfetto. Nessun momento basso e durante il live vengono suonati brani tratti dall’intero, se pur breve, repertorio degli Aucan inserendo anche materiale che probabilmente verrà pubblicato nel prossimo lavoro dei tre.
Un concerto breve, ma intenso. La soddisfazione dei presenti era evidente e si leggeva sui volti. Gli Aucan si sono dati a noi e più volte hanno fatto notare il loro contatto verso chi era sotto il palco, anche se non ci concedono nemmeno una parola. Il compito della comunicazione lo lasciano agli strumenti.
Basta la musica, va oltre qualsiasi barriera e più di essa nulla può inoltrarsi fin dentro i nostri spiriti.
Autore: Franco Galato
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