Oltre due ore di sudore, canti, danze, scenette, assoli stratosferici, cori e calore. Calore delle mani e dei corpi: proprio come vuole la Bandabardò.
Il 24 novembre la Banda ha fatto scatenare la folla che ha raggiunto Casa Della Musica per l’ennesimo concerto della storica formazione toscana. Un pubblico multiforme che raccoglie personalità differenti e tutte le fasce d’età.
La forza della Bandabardò è racchiusa proprio nel rapporto quasi confidenziale o addirittura fraterno che riesce a creare con il popolo del “sottopalco” e l’irrefrenabile voglia di vederlo saltare e ballare. Ad un loro concerto si ha l’impressione di far parte di una grande famiglia e più che un concerto la loro è una grande festa. Una festa con le proprie tradizioni e riti che si avvicina solo ai live di gente come Manu Chao o Gogol Bordello. La trasposizione della festa di piazza al concerto sul palco.
In quasi due ore e mezza i nostri fanno un excursus che ci trascina dalle storiche canzoni del primo dico “Il Circo Mangione” fino ad arrivare alle recentissime composizioni di “Scaccianuvole”. E forse sono proprio queste l’unico punto debole della Banda che sembra essersi incanalata nella classica corrente folk-rock italica (uno dei loro punti di forza era quello di rientrare nella “scena” allontanandosi totalmente dall’imperante standardizzazione all’italiana, creando un suono unico e personale), anche se i brani interpretati dal vivo, in ogni caso, non deludono e non c’è tregua alla solennità della festa.
Una formazione, con oltre 1300 concerti alle spalle, che non invecchia mai e non sembra subire il peso degli anni che passano: sono sempre gli stessi freakkettoni che da 20 anni continuano a fare in lungo e in largo per i palchi di tutta Italia.
Una formazione “gonfiata” dall’arrivo di Federico Pacini al pianoforte e dal ritono del carismatico Ramon, che rallegra ancor di più il pubblico che lo aspettava da tanto ormai. Sono una band dalle indubbie qualità tecniche e compositive e non si può negare che Finaz sia uno dei più bravi chitarristi d’Italia: un virtuoso che gioca a suo piacimento col suo strumento e che dimostra la sua versatilità ogni qualvolta è lui ad essere al centro della scena.
E fra sogni grandiosi, partite di pallone, girotondi e passi in avanti con la speranza di un avvenire migliore si arriva alla fine delle danze ubriachi a cantare d’amore e libertà.
La Bandazza ancora una volta ci ha condotto verso il suo piccolo grande mondo carnevalesco che evapora fra un abbraccio e un sorriso. Questo è un altro mondo.
Autore: Franco Galato
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