Pose rock, parata in fiera. Nervi. C’è del marcio, finalmente, come dimostrano piglio e suono. L’aggressione ordinata del gruppo di punta esibisce la giusta superbia. God is sound, recita la t.shirt del signor Manuel Agnelli. Appunto. La miscredenza è timida, specie quando le polveri bruciano e si parte. Sembra quasi un gruppo di vero rock’n roll, con tutte le giuste mosse, l’attacco ferino e la sensazione di aver aperto le gabbie. Tinte fosche lasciano al pubblico il menu: si attacca con “La verità che ricordavo”, attraverso “Pochi istanti nella lavatrice” e “La vedova bianca”, trittico artiglio puntato alla gola. Poi il clima rifiata e si entra nella tana delle iene, atmosfere di vendetta e gelo. Giusto il tempo di temere l’aria venefica delle ballate, disco efficace e dedicato che non esaurisce, tuttora, la sua carica noir. “La sottile linea bianca”, “Ballata per la mia piccola iena”, “ E’ la fine quella più importante” e “Il sangue di Giuda”, serviti al sangue come di consueto. Altri passaggi puntuali toccano al disco gemello, “Quello che non c’è”, vischioso, malato anche più dell’intimo successore. Il brano omonimo, “Bye Bye Bombay”, ”Varanasi Baby”, “Non sono immaginario”, “Sulle labbra” e la splendida, evocativa “Bungee Jumping”, sono eseguite col trasporto di un viaggio senza tappe. Altrove si accumulano salti e balzi, con il timore di spezzare la corda e sparire, col cuore nero messo all’asta lungo lo spettacolo. “Voglio una pelle splendida”, per esempio, riporta e ripensa certe meravigliose considerazioni superficiali, così come “Pop”; quando eravamo ignari di quasi tutto. Fanno bene e male, i nostri, a raccontarci come eravamo. “Non si esce vivi dagli anni ottanta”, lo dicevano quando non c’era che un possibile futuro. Stasera i pezzi sono brani da masticare, sfilacciati a brandelli, sporchi il giusto. Si urtano con un certo ordine, tenendo l’aorta e relegando altrove, nelle periferie , gli spazi eterei del repertorio. Niente luce, tranne che nei riquadri brevi di “Bianca” e “Il Paese è reale”, pennellate di chiusura dopo un nervoso, meritato tris di bis. La polvere cala sul panorama metallico e grigio di Bagnoli. Uno spettacolo duro, a tratti antipatico. I cattivi dicono che sia per il pessimo carattere. I devoti optano per la fiera consapevolezza dei propri mezzi. Lana caprina. “It’s only Rock’n Roll”.
Autore: Alfonso Tramontano Guerritore
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