Si stupisce egli stesso, Bob Corn (nella foto), quando lo spiega salutando il pubblico: pur essendo italiano – il suo nome vero è Tiziano Sgarbi, Tizio per gli amici – e avendo girato il Mondo, prevalentemente in treno, in lungo e in largo, per suonare negli ultimi anni più di 600 concerti – nel 2010 ha fatto una trentina di date anche negli Stati Uniti – è la prima volta che si esibisce a Napoli. Questa sorta di hobo, di hippie, di gnomo dei boschi, che ha inciso pochi mesi fa il suo quinto disco in carriera intitolato The Watermelon Dream, anch’esso prodotto dalla sua etichetta discografica – la Fooltribe, che ha l’intero succulento catalogo dei Red Worms’ Farm, poi un disco dei Three in One Gentleman’s Suit, bootleg di Karate e Sodastream… – ed è venduto soltanto ai concerti, che accompagna le sue canzoni con una chitarrina acustica tenore e si esibisce da solo, prevalentemente seduto su una seggiola, portando il ritmo coi sandali sulla moquette del piccolo palco del Cellar Theory, presenta stasera davanti ad un pubblico non molto numeroso ma interessato il suo repertorio folk acustico fatto di arpeggi e storie bucoliche, tenerissime.
Non è facile raccontare Bob Corn: tra un brano e l’altro, dal palco, e prima e dopo l’esibizione, parlandoci un po’, ci pensa lui a raccontarti scampoli della sua vita di giramondo, storielle, e l’impressione che ti lascia è di una persona autentica, trasparente, senza costruzioni o maschere di sorta; una persona sensibilissima, e in pace col Mondo.
Molto belle le 7 canzoni del nuovo disco, che dura una ventina di minuti in tutto; ‘You’re the Rainbow’ è dedicata ad una sua amica, ‘Just the Garden’ è una cover di una band americana di amici suoi, ‘Lost and Found’ è la riflessione indolente che nasce da un viaggio in treno, ma c’è spazio anche per qualche brano del passato, come ‘O Dolores!’ dal precedente disco del 2009 intitolato From the Wooden Floor.
Dopo Bob Corn tocca ai bolognesi Eveline, quartetto con un nuovo disco in uscita in questi giorni per la Urtovox, intitolato Alfa Omega. Attivi da addirittura 10 anni, abituè in Germania, gli Eveline propongono una musica ricchissima di idee e atmosfere, forse persino troppe per raggiungere prima o poi una qualche popolarità non di nicchia; post rock, psichedelia, scura new wave inizio anni 80, accenni noise e funk, testi in inglese, gli Eveline ci hanno ricordato di volta in volta Joe Lally, Dub Narcotic Soundsystem, Massimo Volume, Neptune. Basso e batteria a dirigere la loro musica, poi in secondo piano la chitarra elettrica, ed il cantante, dalla voce molto molto interessante, che dalla tastiera tira fuori a volte spaziali echi pinkfloydiani, a volte rumori slintiani. La band presenta in chiusura di concerto anche un brano da un loro recente rumoroso progetto parallelo, The Crazy Crazy World of mr.Rubik.
Autore: Fausto Turi
www.fooltribe.com/bobcorn – www.myspace.com/myeveline