Ci sono mode, stili, generi e sotto-generi musicali che vanno e vengono. Anche in Italia, negli ultimi vent’anni, sono comparsi, per poi scomparire nel nulla (purtroppo o per fortuna, a seconda dei casi), gruppi grunge, post-grunge, post rock.
Gruppi che cercavano di riportare in auge il synth-pop degli anni ’80, e gruppi che hanno provato a cavalcare questo o quell’altro trend del momento. E mentre questi gruppi nascevano, cercavano un po’ di spazio, e si scioglievano, i Perturbazione erano lì. A percorrere la loro strada, talvolta luminosa, a volte tortuosa e piena d’insidie, ma sempre con una coerenza di fondo invidiabile, ed un’onestà intellettuale che li caratterizza per quello che sono: una band “semplicemente” speciale.
Un gruppo che ha saputo ritagliarsi l’ammirazione (e un pezzo di cuore) di migliaia di affezionatissimi fans in giro per la penisola. Un gruppo destinato probabilmente a non diventare mai popolare, nonostante il bagaglio di canzoni d’invidiabile immediatezza e potenziale ‘pop’ di cui è ricchissimo il loro repertorio.
Un gruppo capace di trasformare un semplice concerto in un intensissimo momento di scambio emotivo tra chi si trova sul piccolo palco della sala e quelli che da sotto al palco cantano, con un sorriso stampato sulla faccia per tutto il tempo, tutte le canzoni. E‘ da brividi il momento in cui, durante “Agosto”, la band si ferma per lasciare il solo cantante, Tommaso, a “duettare” con i fan.
E‘ poesia pura il momento di “Del nostro tempo rubato” (uno dei testi in italiano più toccanti degli ultimi anni). E’ trascinante il lato più rock della band (“Nel mio scrigno”), travolgente quello addirittura punk (“Vomito”), divertente quello più ironico (“Il senso della vite”). Una scaletta semplicemente perfetta, tra vere e proprie ‘chicche‘ (la cover dei Belle & Sebastian in italiano, “Portami via di qua, sto male”), brani nuovi destinati a diventare dei classici (“Buongiorno buonafortuna”, che tutti i presenti conoscono a memoria), e canzoni che in un mondo migliore si troverebbero in cima alle classifiche dei singoli (“Se mi scrivi”).
Durante il concerto (aperto dalla gradevolissima performance del giovane Lelio Morra dei JFK & La Sua Bella Bionda) un mio amico si gira verso di me e fa: “perché in Italia non ci sono altre band così…semplicemente ‘belle’?”.
Una risposta non c’è, ma guardando Tommaso sudatissimo e sorridente sul palco, e gli sguardi felici del resto del gruppo, non bisogna essere dei geni per capire quanto i Perturbazione siano effettivamente una realtà bellissima e rara. O forse ancora più che rara, quasi unica.
Autore: Daniele Lama foto di Lucio Carbonelli
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