Sorprendente, quasi incredibile l’affetto che circonda i fiorentini Diaframma nel 2009, e così il piccolo locale Doria 83, sulla collina di Napoli, fa il pienone, e l’attesa è grande, ripagata con gli interessi con una grande esibizione, in un bagno di sudore collettivo, e nella scarsità d’ossigeno di una sala concerti in cui già prima del concerto si respirava a fatica.
Federico Fiumani (nella foto), leader della band ed unico detentore del nome Diaframma, poiché da 15 anni almeno unico rimasto della line-up originaria, era venuto a Napoli nel Maggio 2008, l’ultima volta, al Rising Mutiny, ma per esibirsi da solo, con la chitarra elettrica, e non aveva attirato molto pubblico; e tuttavia stasera Fiumani spende il nome Diaframma, band da lui formata nel 1979, quando Litfiba e CCCP, poi antagonisti storici nel cuore dei fan, non esistevano nemmeno.
In trio, con un bassista ed un batterista, Fiumani stasera offre in due ore circa una panoramica del tutto esaustiva del proprio repertorio, con i classici new wave degli anni 80, dai capolavori ‘Tre Volte Lacrime’, ‘Siberia’ e ‘Boxe’, qualche coltellata dark degli esordi, moltissimi pezzi rock’n’roll, di quelli che tanto hanno ispirato gruppi italiani come Tre Allegri Ragazzi Morti, Zen Circus e Baustelle – ‘Gennaio’, ad esempio – e diverse cose più cantautorali, dai dischi degli anni 90 e duemila, come ‘Fiore’, ‘L’Orgia’ o ‘Vaiano’.
Pubblico entusiasta che canta a memoria i testi – c’è anche qualche fan storico non più giovanissimo, ma per il resto prevalgono trentenni e ventenni – e Federico Fiumani che parte tesissimo, con la solita faccia da ragazzo ed un’espressione contratta e concentrata, che si scioglierà con gli applausi nel corso dell’esibizione, fino a renderlo persino loquace.
E poi il solito approccio musicale istintivo e lo-fi, che qualcuno dice essere un suo limite, che gli avrebbe persino precluso il grande successo, approccio ereditato dai modelli tanto cari a Fiumani, ossia Tom Verlaine (Television) e Johnny Marr (Smiths): uno stile onesto, crudo, senza produzione alcuna del suono e senza alcun “effetto” chitarristico, unito ad una voce straordinaria, mai abbastanza celebrata.
Leggete magari l’autobiografia ‘Brindando coi Demoni’, che Federico Fiumani ha pubblicato due anni fa per Coniglio editore, ed approfondite un pezzo della storia del rock italiano, di una band che all’apice, alla fine degli 80, disse no al Festival di Sanremo perché non volle scendere a patti.
Autore: Fausto Turi
www.diaframma.org/ – www.myspace.com/federicofiumani