I Klaxons bussano alla porta di Brandeburgo. Suonano alla Columbiahalle di Berlino. Ma che dico è Ostbahnof il quartiere che ne ospita la performance! On line è indicata la prima, sul più attendibile Zitty magazine spunta fuori il secondo. Informazioni un po’ distorte sulla location, alla ricerca del posto giusto sotto una morbida neve e un freddo sincero. Trovati! I Klaxons si esibiscono al Postbahnof, dal nome dell’omonimo quartiere, perfetto esemplificazione logistica di come accostare l’indie culture al post – industriale.
Cosa c’è di più attuale di un concerto dei Klaxons? Il disco d’esordio, Myths of the near future, ha spopolato in lungo e in largo per tutto il 2007 e li ha proiettati nell’orbita del successo grazie al sostegno di una major come la Polydor Records. Un’opera prima che ha colpito per freschezza sonora e immediatezza testuale. Urge assistere ad un loro concerto, con spirito da teenager e consapevolezza dei tempi.
In poco meno di un’ora i nostri scaricano suoni e assemblano parole. Eppure il live non è per niente brillante, a dispetto dei quasi venti euro del biglietto d’ingresso pronti a scatenare una giustificata pockets’ revolution tutta personale. Preparati e immediati, tutto e subito. Doverosa organizzazione impiegatizia. Fare musica è diventato come adempiere alle proprie mansioni d’ufficio? Domanda che tuttora mi rivolgo.
Vero che dalla loro hanno l’attenuante del solo album all’attivo, undici tracce che ripropongono mescolate durante il live berlinese. L’approccio è indie – club, ma i beat sono appena percepibili e non scuotono. Solo a tratti le varie Atlantis to interzone e Gravity’s Rainbow si colorano di tinte e sfumature reali, vissute, corpose. Durante tutto il set regna una sorta di sufficienza d’intenti mascherata da slanci di grandi stars. Altro che stelle, il batterista fatica e le voci si accavallano indisponenti. Se non ci fossero tastiere ed effetti, che lasciano respirare echi nu rave, il concerto dei Klaxons sarebbe un mediocre tribute rock show di un qualsivoglia pub di provincia. Delusione.
Da un nome che ha fatto il giro del globo a forza di ritornelli hype è lecito aspettarsi qualcosa in più?!? Anche no, se la musica ha un valore esclusivamente commerciale, usa e getta; allora meglio cuffie, lettore mp3 o iPod (per i più benestanti), i corridoi di una metropolitana e la vita che scorre. L’impressione del live, legata alla propria esperienza di un qualsiasi walking day, resta senz’altro; dello spettacolo dal vivo resta poco o nulla, forse la soddisfazione, tutta auto – celebrativa per i Klaxons, di essere miti del prossimo futuro. Sarà, beati loro.
Autore: Antonio Ciano
www.klaxons.net