Questa volta, per presentare il nuovo lavoro dalla copertina gialla “Push the Heart” – quinto in carriera (cui s’aggiungono 4 ep) – i Devics giungono in Europa con una formazione a tre, senza batterista. La dolce Sara Lov (voce, basso, piano rhodes, tamburo), con Dustin O’Halloran (chitarra, piano rhodes, voce) e l’ospite Ed (piano rhodes, contrabbasso) alternano le canzoni del nuovo album – per la verità mi pare ancora poco conosciute dai circa 250 spettatori in sala, che scelgono di seguire l’esibizione seduti per terra; io riconosco ‘Lie to me’ e ‘Song for the Sleeping Girl’ – ai vecchi classici ‘Don’t Take it Away’, ‘Red Morning’, ‘My Beautiful Sinking Ship’.
I Devics rimangono il più europeo dei gruppi pop americani, e non hanno nulla della solare California da cui provengono (certo, starete pensando, anche Tim Buckley era californiano, ma ugualmente non è che fosse un tipo così solare…): sul palco portano uno spettacolo tenero, placido, sognante, notturno, al quale è meglio predisporsi in modo consapevole e adulto, ma lo sapete che il rischio d’annoiarsi non c’è, in quanto la voce elegante di Sara (che stasera contrasta col suo curioso abitino freak) emoziona e non da scampo, e la differenza – lasciatemelo dire – si nota nelle rare canzoni in cui a cantare è Dustin, e i Devics tornan0o ad essere un gruppo un po’ più normale.
Stasera l’assenza della batteria si fa sentire, per la verità, e certi momenti sono poco dinamici, ma coinvolgono sempre i suoni vintage ricercati del contrabbasso, la voce talvolta filtrata al megafono di Sara, ed il piano elettrico al quale si alternano incessantemente i tre i musicisti (anche se negli ultimi due dischi del gruppo, per privilegiare la ricerca di nuove sonorità, lo strumento è stato meno utilizzato che in passato.
E’ emblematica la professionalità e la concentrazione che i Devics prestano a ciò che fannosul palco: sembrano completamente rapiti dal loro compito mentre, spesso con gli occhi socchiusi, preferiscono esibirsi con luci fievolissime.
Poca interazione tra loro, ma una certa ricerca di dialogo col pubblico: Sara Lov ringrazia per l’attenzione ed il rispetto che i napoletani prestano in sala alle loro canzoni, e confessa di avere invece un brutto ricordo della precedente esibizione a Roma, Circolo degli Artisti, nella quale i ragazzi si distraevano troppo e schiamazzavano di continuo (probabilmente erano tutti lì per vedere la successiva esibizione dei Baustelle…).
Qualche giorno dopo il concerto si legge sul loro sito internet ufficiale: “We had some great shows in Italy. Thanks to all the people who came out to see us. The next three shows are also in Italy, but Ed has to fly back to LA and we’re gonna miss him: Simon Raymonde of Cocteau Twins will join us in Sicily and Bologna”.
Ed un siparietto c’è poi dopo un’ora e mezzo circa, quando per i bis i Devics chiedono al pubblico di scegliere loro stessi quali canzoni del repertorio preferiscono ascoltare, e dunque tutti in sala ritornano alla realtà, si risvegliano e ciascuno urla la sua richiesta.
Prima dei Devics si era esibito Denise, giovane gruppo di lento glitch pop da Salerno, con voce femminile che canta in inglese. Denise paga l’inesperienza dell’esordio, con pause troppo prolungate tra un pezzo e l’altro, problemi tecnici e canzoni che non variano mai il registro. Nota positiva la vocina particolare della cantante.
Autore: Fausto Turi
www.devics.com