Tra gli ormai tanti appuntamenti estivi con la musica in Italia, il Soundlabs Festival si pone quasi a metà strada tra le grandi vetrine internazionali di Frequenze Disturbate, Neapolis ed Arezzo Wave e le altre realtà minori a livello nazionale e locale. Un festival che può e deve ancora crescere tanto, visto che conferenze stampa saltate, soundchecks inesistenti (vedi Franklin Delano), attese estenuanti per motivi tecnici (Calexico) e potere contrattuale quasi nullo (con i carabinieri) per la fine delle danze, non restituiscono all’evento le lodi che pur si merita, soprattutto per le scelte artistiche dettate da una apparente volontà di dare il più ampio spazio possibile alla scena musicale nostrana, sia con bands già famose (di richiamo ma pur sempre di grande qualità) che con quelle ancora da scoprire del tutto. Di gruppi stranieri infatti, oltre ai già citati Calexico per il gran finale, c’erano solo gli Standards in apertura.
Gruppo basco lontano dall’ agguerrito combat rock anni ’90 di Negu Gorriak e Kortatu, gli Standards, con il loro appeal psych-dance molto Madchester ma nell’epoca di LCD Soundsystem e – ahimè – Planet Funk, ci hanno accompagnato nel vivo della serata, quando cioè calata la luce son saliti sul palco i Franklin Delano, che, nonostante i già menzionati problemi tecnici (rivelatimi all’indomani sulla spiaggia dallo stesso Paolo Iocca), hanno portato un bel contributo al Soundlabs. Rispetto all’esibizione all’Arezzo Wave, open-space dispersivo per un gruppo dalle atmosfere intime, questo palco, più ridotto, ha permesso a tutti i (ancora pochi) presenti di assieparsi sotto e ‘sentire’ davvero i Franklin Delano, con i loro suoni dilatati tra acustico ed elettrico e le voci intrecciate di Paolo e Marcella.
Gli Offlaga Disco Pax invece sono stati tra i più apprezzati dell’intero festival, destando interesse e simpatia con le loro memorie anni ’80 intessute di ironici spaccati pseudopolitici, piccole ‘eroiche’ storie a base di gomme al cinnamon, wafer Tratranky e ciabattine De Fonseca. E si arriva così soddisfatti all’ora dei big, Perturbazione e Marlene Kuntz; i primi molto contenti di essere lì a giudicare da Tommaso più comunicativo del solito, un pò ‘intronato’ e in vena di scherzi e i Marlene, con Maroccolo e Rob Ellis nella line-up a sottolineare ancora di più il loro status di star del rock italiano e che hanno offerto come ormai da una decina d’anni il loro concentrato di potenza sonora ad altissimo contenuto poetico da tutta la loro produzione. Davvero tutto molto bello fin quando viene intimato l’alt ad un incredulo Godano. Sono le due e le forze dell’ ordine di Roseto, i più ligi del mondo alle regole, impongono il rispetto degli orari nonostante questa manciata di pubblico si stesse divertendo come non mai. Niente scuse: nessun circondario disturbato visto che lo stadio ‘Fonte dell’Olmo’ è abbastanza isolato dal contesto urbano, solo uno spietato provincialismo che penalizza questo tipo di eventi. E neanche i ragazzi in verità hanno protestato più di tanto.
La seconda e ultima serata (se consideriamo solo i concerti ed escludiamo il beach party del 29 e dell’1) comincia molto male, soprattutto per chi deve aprire: non c’è nessuno! Del resto bisogna ammettere che in Italia non ci è mai piaciuto dover andare ai concerti alle 19.00, con tutta quella luce e quel caldo, neanche se si tratta di un evento straordinario quale un festival, e gli organizzatori dovranno tenerne conto di questo quando guardano ai modelli dei grandi festival europei.
Poveri Les Fauves, con i loro completini alla Noise Conspiracy ed un genere neanche troppo distante da questi ultimi; garage rock non sufficientemente ‘malato’ come dovrebbe e che guarda all’indietro con i piedi ben piantati nel presente. Di certo questo infausto giudizio sarà stato gravato dall’atmosfera da sala prove vuota, ma tant’è. Ci penseranno dopo i Jennifer Gentle – questi sì davvero deviati – ad accendere il sacro fuoco del rock con le loro sarabande barrettiane, chitarre sature di psychedelia allucinata e voce da bambino cattivo. Poi Yuppie Flu, di casa sull’Adriatico, che suonano con una notevole carica; molto muscolari ed energici, dal vivo sembrano liberare le loro melodie da quella patina di stucchevolezza di cui a tratti soffrono i loro dischi. E poi una pausa lunghissima rispetto ai breaks precedenti, forse dovuta al fatto che i Calexico avevano tanti di quegli strumenti da tirare avanti per una fiesta lunga tutta l’estate. E così tra trombe, fisarmoniche e pedal steel tiriamo la somma di questo Soundlabs 2005 che ci è piaciuto, forse proprio perché imperfetto, forse perché con tutte le sue pecche è riuscito comunque a offrirci bei momenti e buona musica, facendoci divertire senza farci impazzire (per quello ci sono sempre le zanzare e il fango dei grandi raduni). Il disertare un evento così a buon mercato e facilmente raggiungibile per tutti, resta un po’ un mistero.
Autore: A. Giulio Magliulo
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