Quando salgono sul palco i cinque Nouvelle Vague, l’impressione – guardandosi intorno – è che ben pochi tra il pubblico conoscano il gruppo francese. Molti, secondo me, neanche sapevano che prima dell’attrazione principale della serata (i Planet Funk) si sarebbe esibito qualcun altro.
Poco male: la band, grazie soprattutto all’appeal delle due graziose vocalist e alla loro capacità di coinvolgere la platea, riesce a rompere il ghiaccio quasi subito, complice un reportorio che – essendo costituito interamente di cover new-wave e post punk di fine anni ’70 / inizio ’80 – stuzzica i più preparati tra i presenti, ed un sound piacevole e frizzante, che a poco a poco coinvolge tutto il pubblico.
La formula, già apprezzata su disco, risulta vincente: la rilettura in chiave bossa-nova di un repertorio apparentemente distante anni luce, per sonorità e per mood, è un esperimento divertente e seducente. Le voci delicate, malinconiche e sensuali delle due cantanti interpretano classici di Cure, XTC, Buzzcocks, P.I.L., Joy Division, Clash etc…, ri-contestualizzati in una straniante dimensione acustica, fatta di chitarre leggere, ritmi felpati e discreti interventi di tastiera. Il concerto si rivela un successo.
Cambio di palco, fondale in linea con la grafica della copertina del loro ultimo album (“The Illogical
Consequence”), ed ecco che fanno il loro ingresso sul palco i Planet Funk, cui è affidato il compito di chiudere l’edizione 2005 del Caivano Rock Fest.
Il loro concerto è sinceramente deludente. Il nuovo cantante, John Graham, non possiede neanche la metà dell’energia, della versatilità e dell’espressività del precedente, Dan Black. L’impatto sonoro della band è inconsistente: nel ricercare una buona sintesi tra il linguaggio del rock e le dinamiche della dance, il gruppo anglo-napoletano finisce per proporre – a mio avviso – una musica insipida, che non graffia (come ci si aspetterebbe da un gruppo rock) e che non sembra essere poi tanto irresistibile dal punto di vista del ritmo, del groove, della “presa” sul dancefloor (come sarebbe lecito pretendere da artisti dance).
I brani lenti, in particolare, per quanto ottimamente interpretati da una brava cantante, non fanno altro che smorzare la tensione del concerto, oltre ad essere francamente inconsistenti. La sensazione è quella di trovarsi davanti ad un buon gruppo da “hit” (i singoli, quelli si, “pompano” a dovere), ancora alla ricerca di un sound definitivo, e sicuramente indeciso sulla strada da percorrere.
Autore: Daniele Lama _ foto di Umberto Di Micco
www.caivanorock.com www.nouvellesvagues.com www.planetfunkmusic.com