Giacca bianca, magliettina a strisce orizzontali bianca e azzurra, patalocini azzurrini, cappellaccio in testa a coprire i capelli biondi e occhiali da sole. Così si è presentato Beck Hansen sul palco del Caivano Rock Festival, e da quel momento è stata festa. Un concerto strepitoso (al diavolo l’obiettività), più di un’ora e mezza di spettacolo e 23 canzoni, così, tanto per gradire. Ovviamente largo spazio a Guero l’ultimo lavoro del folletto biondo che ha estasiato la platea, ma puntate più o meno corpose in tutti gli altri album, da Midnite Vulture a Odelay, passando per Mellow Gold e Sea Change. Si comincia ballando. La prima parte del concerto infatti è stata completamente danzereccia (nel senso buono del termine), con un Beck che cambiava chitarra con la stessa frequenza con la quale una diva hollywoodiana cambia abito. Un intro e poi di fila Black tamburine, Girl e Hell Yes, senza un attimo di respiro. Un palco scarno, in netto contrasto con la quantità impressionante di strumenti e tecnologie (c’era anche un Grillo parlante, ve lo ricordate?) che l’artista statunitense è solito maneggiare con grandi risultati. Ma come detto c’è stato spazio per tutti i gusti, per chi Beck lo conosce dagli esordi, a chi, invece, si è innamorato dell’ultimo, che abbandona le ultime svolte melodiche di Sea Change.
Di fila, dicevamo, fino ad arrivare al manifesto beckiano. Dai tutti insieme “…i’m a loser baby…so why don’t you kill me?”. Ovvia la partecipazione in massa al cantato. Poi dopo Table si cambia. Entra una tavola imbandita e tutti i musicisti si siedono e cominciano a mangiare, mentre Beck imbraccia la chitarra acustica e dà vita alla stupenda “Everybody’s got to learn sometime”, colonna sonora di “Se mi lasci ti cancello”, poi Cancelled check e Golden age. Poi si torna a ballare e pogare con Clap Hands, accompagnata dai piatti e dai bicchieri, Where is at e E-pro, che chiude il concerto “regolare”. A quel punto sorpresa! Una ventina di ragazzi, del pubblico e dello staff, ritornano con Beck sul palco e ballano e suonano con lui Nicotine & gravy e Mixed Bizness. Un concerto difficile da dimenticare. Due parole anche per i Raveonettes, il gruppo che ha aperto questo concerto, e che ha presentato alcuni pezzi tratti dall’ultimo Pretty in black e Chain gang of love. Grande energia per il gruppo danese col suo rock che ha l’odore retrò di fine anni ’80, che rimanda ai Sonic Youth, e non solo per la bionda Sharin Foo. Onore a Caivano che ormai si sta affermando come uno dei festival di punta non solo del panorama del Mezzogiorno.
Autore: Francesco Raiola