Un festival nella ricca, calma e turistica ma ugualmente bellissima St-Malo, cittadina della Bretagna dai mille colori e paesaggi affascinanti. Indie music tra le mura di una fortezza, su di una spiaggia atlantica o all’interno di un elegante palazzo per congressi. Probabilmente caratteristiche abbastanza insolite. Premesso che non sto parlando di un Megafestival, ma di una piccola realtà francese che cerca di legare alla perfezione i gusti di tutti e parallelamente tenta di reggere al meglio il confronto con altri eventi del genere, e che in un certo senso ci ha fatto riflettere e rivedere la geografia del rock sotto diverse, nuove teorie.
Il compito di descrivere con le parole i posti meravigliosi e i paesaggi mozzafiato che sovente ci siamo ritrovati davanti è un compito arduo e sicuramente veniamo aiutati dal ricordo delle note dei musicisti di turno che hanno decorato la manifestazione.
Quattro esempi rappresentativi? Il castello sulla spiaggia visto dal Palais durante l’ottima performance dei Velma: alta marea, “Mange” in sottofondo e onde che sbattono sugli scogli con sfondo cielo grigio e malinconico, oppure durante l’esibizione dei Lali Puna, nel secondo giorno, verso le 22.00 circa, ai nostri occhi giochi naturali di luci, colori e cielo rosa-arancio del tramonto. Ancora? Dj set MAGNETIC.D-JUKEBOX e NOUVELLE VAGUE con la “loro” personale versione di “Guns of Brixton”, immensa spiaggia atlantica oltre le mura di St-Malo dove gli isolotti sono ancora parte dalla terra grazie alla bassa marea del primo pomeriggio. Per ultimo solo in ordine di spazio, il camping coloratissimo à coté delle mura del Forte St-Pére, mezz’oretta di bus circa fuori St-Malo centro e dove si svolgeva il festival vero e proprio, un posto fantastico, una megafortezza immersa nel verde contrastato dai mille colori delle tende dei campeggiatori ed il cielo perennemente grigio…
Breve intro prima di descrivere la nutrita serie d’eventi, gruppi e performance…Proprio i VELMA ci danno il benvenuto ad aprire il ricco calendario degli avvenimenti. Dopo esserci persi Margo e La Kuizine sulla Plage e le parigine Coco Rosie sempre al Palazzo, sul palco si presenta questo buffo trio svizzero. La band elvetica ci fa dono di un’ora d’intense emozioni e naturalmente di gran musica. I brani tratti da “Ludwig” sono eseguiti magistralmente e con grande…ehm…professionalità sul palco.
Il trio in panciotto e camicia sembra più un’associazione di ragionieri che una band rock’n roll e dopo un incazzatissimo pezzo punk iniziale, giusto per scaldare la folla, la band si presta al suo folle show fatto di code stiratissime, frasi assurde e balletti ossessivi da parte del nostro Stepahne Vecchione.
Gran finale con caduta del batterista mentre selvaggiamente picchia le percussioni durante “Cube”. Passato lo shock da Velma corsa in pullman (una delle agevolazioni offerte dall’organizzazione del festival comprese nel prezzo del biglietto) fino al forte di St-Pére… i Now It’s Overhead stanno per cominciare…niente da fare…troppo tardi…premio di consolazione: Beta Band! Il fu gruppo scozzese non toppa mai.
Il loro annunciato addio viene da noi salutato con una mano al cuore e un po’ di tristezza mentre ascoltiamo “She’s the one” o “Squares”. Appena degni di nota invece i THE KILLS: con il successo inaspettato che si sono ritrovati, un paio di sfigati a suonare, al posto delle basi, li avrebbero potuti convocare, tanto sul palco c’era fin troppo spazio per due personaggi simili. Neppure i super-acclamati dEUS sono riusciti a soddisfarci a pieno, forse per la stanchezza non abbiamo potuto gustarli come meritano, ad ogni modo il loro live set energico e entusiasmante ha convinto sicuramente il numeroso e variegato pubblico accorso quasi esclusivamente per i fiamminghi di cui sopra. La stanchezza sovrana c’impedisce di assistere a Rjd2 e LCD Soundsystem. Poco grave, dalla tenda sono riuscito ad udire tutto il fracasso che veniva da un eccessivo tunz tunz…e comunque tempo 5 minuti e le tende stesse sono diventate delle suite imperiali…
Secondo giorno e bel tempo…i francesi gridano al miracolo e circa 3000 persone si riversano sui bus per arrivare a tempo alla Plage Fnac per il dj set Mangnetic.D-Juke Box che passa di tutto, compreso un pout purry dei Beatles mixato magistralmente con la sigla di Batman (!)
Si entra nel vivo del festival. Nel tardo pomeriggio ci sono i FLOTATION TOY WARNING e LALI PUNA.
Gli inglesi, troppo Mercury Rev da una parte e Grandaddy dall’altra, provano a sbalordire il pubblico col loro pop psichedelico. Ne esce un live comunque esaltante e alquanto interessante ed apprezzabile.
Sicuramente più coinvolgente la band tedesca, Valerie & Co. dato il fattore festival mettono un po’ da parte il pop per creare uno spettacolo fatto di Rock elettronico, con schitarrate talvolta massicce e ben calibrate, soprattutto per i nuovi brani da “Faking the books”. Viceversa i brani tratti da “Scary world theory” e “Tridecoder” risultano più electropop e raccolgono una maggiore intensità di consensi dalla platea. Palco effettivamente troppo grande tant’è che la band si nota un po’ spaesata, e i musicisti si trovano a una distanza tale che per comunicare tra loro avrebbero avuto bisogno di un Walkie Talkie.
Battuta azzeccata proprio perché alle ore 22.00 lo stage si colora di un blu vellutato per l’evento più atteso: AIR, profeti in patria, un po’ come S. Gennaro in una Napoli francese! La performance di Godin & Dunckel non è poi così spettacolare. Obbiettivamente ottima interpretazione live, anche se troppo patinata. Ad ogni modo buoni spunti su un’interminabile “Femme d’Argent”, mentre in classici popolari, come “Sexy Boy” e “Kelly watch the stars”, abbiamo avuto modo di “interagire attivamente” con il duo.
Alla vergognosa esibizione di PEACHES sicuramente abbiamo gradito il folk più composto di LAURA VEIRS, mentre un’altra delusione scontata porta il nome di Phoenix. La band, considerata i Beach Boys francesi, eccessivamente pubblicizzata si è rivelata un buon esempio di tanta forma e poca sostanza. Consolazione della serata almeno i TV ON THE RADIO col loro chitarrista mezzo uomo mezzo yeti, rock newyorkese genuino, graffiante e divertente a metà strada tra James Brown e Sonic Youth.
Il terzo giorno è sicuramente quello dei nomi più attesi e di prima scelta. Nuvoloni minacciosi ci danno il buon giorno. Comincia a piovere e si nota qualche nordico personaggio sorridere e sentirsi a suo agio. Niente plage aujourd’hui…subito al Palazzo, MURCOF e Fennesz non si possono perdere. Il musicista messicano dalla saggezza del suo laptop, ci ha fatto dono di attimi davvero estasianti, distesi su un comodo parquet a guardare il mare, stuzzicati da ipnotici beats e cullati da folte trame elettroniche e glitch provenienti da “Martes”. Ovviamene più freddo e duro l’austriaco CHRISTIAN FENNESZ. Fuori la tempesta imperversa, ma all’interno del Palazzo l’atmosfera è tanto piacevole e il pubblico concentrato applaude alle astratte sonorità dell’eroe elettronico. Uno sguardo al Forte dove i malinconici MOJAVE 3 avviano la festa di chiusura della XXIV edizione Route du Rock. A tratti stentano a coinvolgerer il pubblico, ma la qualità della loro proposta è indiscutibile.
Piove e fa freddo, un clima poco adatto per dei musicisti che si fanno chiamare Girls in Hawaii. Eppure questi talentuosi giovanotti provenienti dal Belgio, li vedevamo agiati come a casa loro, ed effettivamente lo spazio loro concesso lo hanno sfruttato al meglio. Intanto il diluvio. Vediamo passare Noé con la sua arca fra le nostre tende. E’ il segnale che aspettavamo per ripararci. Dai nostri rifugi a parte lo scroscio dell’acqua odiamo in lontananza “Equus”, nuovo singolo dei Blonde Redhead…che peccato! Così anche per i Dyonisos, il gruppo che i francesi definiscono il loro miglior prodotto. Finalmente smette di piovere, i nostri alloggi ormai sono dei simpatici laghetti con tanto di paperelle e mentre troviamo risoluzioni per riesumar le nostre tane in lontananza ci godiamo i BLUES EXPLOSION comprensivi di Jon Spencer e basettoni: un concerto grintoso ed esemplare! Purtroppo dobbiamo scappare, le tende sono diventate inutilizzabili nonostante le mille precauzioni alla “tre porcellini”…dobbiamo chiudere baracca e fuggire, piove di nuovo a dirotto. E mentre noi fuggiaschi ci dirigiamo verso il boschetto-uscita, i Troublemakers sembrano suonarcele dietro…ma non possiamo fermarci neppure un attimo, abbiamo fretta, un bel febbrone da cavallo ci attende al varco…
E con una fuga vigliacca è termina per noi, meridionali e sfigati, la nostra esperienza alla Route du Rock, un festival che ha visto i “big” deludere un po’ ma che almeno ci ha donato piccole perline e buone speranze per il futuro prossimo…au revoir à tous le monde, à la prochaine fois…e che dio ce la mandi buona….
Autore: Luigi Ferrara