Palma versa domenica al tora tora aka brand nù day. motivazioni:
– Manuel Agnelli è giunto a un punto di snodo della sua carriera: è indeciso se cimentarsi in un gruppo cover o darsi direttamente ai piaceri del cantautorato da pianobar. Su sei pezzi tre cover tra cui l’orrenda di un pezzo degli Area, “Gioia e rivoluzione” (che insomma, non ce la fa e poi sono stufa di questa riverenza nei confronti dei gruppi “storici”. Gli Area li trovo sgraziati e pretenziosi e non ho vergogna ad ammetterlo);
– Cristina Donà: sonic youth meets gerardina trovato o meglio, silvia salemi e in questi casi la provincialità italiana la vince. Metalzula anch’ella, nell’accezione non romana del termine, ma più generalizzata. Almeno francesca alotta (si, sfoggio strascichi di fasti sanremesi, ma tant’è lo scenario che m’è sovvenuto) non gioca all’italianindie e non finge di saper scrivere testi che implichino una caratura mentale che superi la media. Ci ha anche deliziati con una cover di Kate Bush ( se dovete farle uguali tanto vale organizzare un karaoke), non paga;
– Baustelle invece mi hanno commossa. Credo che abbiano trovato un punto chiave tra la tradizione italiana e l’estetica post moderna. Un punto di dialogo che ha generato un piccolo capolavoro pregno di reminiscenze. Se non fosse per la tastierista, che oltre a far, per l’appunto, la tastierista, osa cimentarsi nel canto prendendo stecconi inumani e emulando la comunque migliore Donà di cui sopra, sarebbero un gruppetto niente male.
– Giardini Di Mirò: palma della serata. Ormai dal vivo sono compattissimi, si sente che hanno suonato in ogni dove negli ultimi 2 anni e si sente che i pezzi ormai hanno preso una forma autonoma e possono essere oggetto di ripetute variazioni sul tema senza fare una piega (“A new start” su tutte). Complimenti per il look di Raina, la cravattina m’ha garbato assai (esentassero coloro che si cimentano in salesiani o post sovietici commenti sulla presunta modaioleria del gruppo a scapito del resto, Raina non è Demetrio Stratos e mi piace vederlo come un guest che da al gruppo quella spennellata viveur).
Mi chiedo chi abbia mandato giù un pulmino di emo-polentoni, a Roma non se n’erano mai visti tanti. Forse Mtv ha pensato di portare un po’ di fashion customizzato in Fiumicino, per alzare il glamourometro dell’utenza.
– Interpol infelici: il cantante con triplomento fa risuonare la voce all’interno dello stesso e ciò è cattiva cosa e stona e sono fiacchi. C’è da dire che nonostante siano fiacchi il loro suono supera di gran lunga quello dei gruppi italici. Questo è triste. Immensamente.
– One Dimensional Man hanno perso. Due anni fa a Urbino li avevo graditi. Il nuovo disco è piatto. E’ pur vero che non gradisco più il genere. Rimando il giudizio a venture occasioni.
– Gli Zu li ho persi poiché proposti ad un orario indecente.
Sorvolo sugli altri.
Autore: Francesca Marongiu