Attesissima, almeno per il sottoscritto, la trasferta romana per assistere alla serata assegnata dal club romano a due tra le principali proposte musicali provenienti dai paesi del nord Europa. La prima parte della serata, con ancora poco pubblico in sala, vede l’esibizione sbracata e disinvolta (a volte fin troppo considerando la cifra sborsata per l’intero spettacolo dai paganti che non meriterebbero la poca professionalità dimostrata dall’artista in alcuni momenti) del solista finlandese Ornelius Mugison, fresco di prima uscita con l’album “Lonely Mountain”.
La sua esibizione live, supportata anche dagli interventi di membri dei Mùm apparsi piuttosto imbarazzati per la riuscita dello show di Mugison, provocato anche per l’insolito trattamento riservato alle ballate così ben orchestrate per il disco, trasposte dal vivo in un impacciato ed altalenante set basandosi sull’utilizzo di chitarra acustica e laptop. Per fortuna il tutto si chiude velocemente sulle note questa volta riportate nella loro versione originale, con voce e chitarra, della splendida e spregiudicata “Poke a Pal” sulle cui note finali intervengono gli stessi Mùm, con l’intero armamentario di strumenti che riescono a far suonare, dando inizio al proprio show, in una sala andata gremita velocemente.
Da questo momento in poi ci si ritrova ripescati e sopraffatti dalle curiose ritmiche imbastite dalla band su alcuni brani del nuovo”Summer Make Good”: come per “ The Island of the Childrens”in apertura di esibizione, quando a tappeti e strati di suono digitale, si aggiungono percussioni di arnesi e strumenti dei più svariati, tanto da colorirne le sfumature di curiose ambientazioni folkloristiche. A questo fa da contraltare il pathos e l’intimità raccolta dalle espressioni vocali (tengo a precisare che spesso di questo si tratta e non di parti cantate nel senso stretto del termine) delle due “carinissime” singers, profondamente raccolte durante tutta l’esibizione. Dalle reazioni del pubblico sembrano cogliere maggiori consensi quando si presentano con i pezzi del vecchio repertorio: come sulle prime note di “Green Grass of Tunnel” da “Finally We Are No One” accolta con sollievo dal pubblico ed addirittura riproposta in uno dei supplementi al concerto. Sono questi ed altri pezzi di quel fortunato album, a far decollare la serata verso il successo, sostenuto, omaggiato e riconosciuto da tutto il pubblico.
Autore: g.ancora