Il live napoletano dei Milaus: espediente per parlare in breve di loro. Dopo l’esperimento iniziale degli Zonka Experience, molte cose sono cambiate, dal primo fervore di un album d’esordio, l’omonimo “Milaus”, frutto di una coraggiosa auto-produzione, che è valsa loro la partecipazione al Sonicafest 2001. Gli avvenimenti live accanto a gruppi quali Blonde Redhead, Karate, Truman’s Water etc si sono vorticosamente moltiplicati fino a definire un personale tour in giro per l’Italia. Durante una tappa del loro primo personale tour italiano, lo scorso anno, si fermarono al Jail di Napoli confermando, attraverso una performance energetica e convincente, il livello di propulsione creativa a cui avrebbero teso la mano nell’imminente futuro. ”Rock da city”, seconda uscita del gruppo, è un album corposo che interpreta una volontà: superare i taciti consensi a priori di un ambiente d’ascolto difficile come quello italiano, attraverso un agglomerato musicale intriso di acerbi momenti dissonanti, un contorcersi di suoni più o meno sghembi e distorti, alla ricerca di una sensualità quasi schizofrenica che le ballate dei dEUS potrebbero suggerirci. Allo stesso tempo, la volontà guida i Milaus alla ricerca di un proprio stile creativo in fase ancora sperimentale, un suono che possa essere il più possibile un simbolo dialogante con l’esterno, grazie si all’influenza di gruppi nella scena del post punk e del rock più eclettico, ma comunque attraverso una personale dimensione. Attraccati per la seconda volta in un moletto della scena underground napoletana, lo Slovenly Bar, si sono riproposti con la stessa tachicardica energia, ma con qualcosa di decisamente innovativo, e che personalmente mi ha colpita. Quello che salta all’occhio con maggior impatto è la cura con la quale i Milaus sono riusciti ad intrecciare gli strumenti, e con essi i suoni, fra un momento di equilibrio apparente ed uno di quasi totale anarchia sonora. Quasi ogni pezzo si evolve in un crescendo che nei live risulta estremamente più polposo, acustica permettendo. Le sospensioni sonore sono utilizzate senza troppi fronzoli intellettualistici e prevedono in maniera lampante come e quando si accederà al marasma liberatorio di suoni incagliati fra loro. Le ballatine dal finto tono soave non sono certo poca cosa. Quest’anno “107 bombs”, infatti, si è riproposta con maggior stile della scorsa occasione dileguando il concerto verso la fine e promettendo un impronta del tutto nuova. Un avvisaglia ci è stata data dal penultimo pezzo, chiamato momentaneamente “Delay”, che si distacca completamente dal lavoro fino ad oggi intrapreso. Una maggior tranquillità scenica, una più matura consapevolezza sonora denota lo stile dalle ceneri da cui si origina: il crescendo ne rimane il fondamento, ma non c’è isteria forzata ne’alcun congegno da dinamica post punk. Superato quel grattare sonoro che richiamava ad uno scontro fra Sebadoh e Dinosaur jr contornato dalle sviolinate pro dEUS, i Milaus sono a tratti realmente originali: la storia sta cambiando dunque, ed in meglio, senza ombra di dubbio. Ed il live partenopeo ha fatto da testimone oltre che da pretesto.
Autore: Lorenza Ercolino