“Ci avete preso per un juke box? Volete ance un pezzo di David Bowie per caso?”
Sempre graffianti gli Einstürzende Neubauten, la più importante tra tutte le realtà dell’avanguardia tedesca di stampo industriale, la compagine col più solido progetto e con alle spalle i migliori esiti.
Si presentano al Tempodrome di Berlino (struttura validissima, ottima acustica) in formazione storica,
composta da Blixa Bargeld voce, Alexander Hacke basso, Jochen Arbeit chitarre, Rudi Moser e N.U. Unruh i due “picchiatori” incaricati di percuotere molle, lamiere, ingranaggi, qualsiasi residuo dell’era industriale, e con l’aggiunta di Boris Wilsdorf ai sampler e suoni.
Paladini del rumore, sperimentatori proletari, in perenne lotta contro il razionalismo, contro l’architettura.
Vecchi per i calendari del Rock, ma, miscelando negli ultimi anni i loro deliri alla forma canzone, ancora lucidissimi.
E’ il tour di presentazione del loro ultimo, bell’album, “Perpeuum Mobile”, e naturalmente è da li che provengono molte delle canzoni del live. L’esibizione comincia di fatti con la title-tack del disco e “Ein Leichtes Leises Säuseln” in quest’ordine anche nel disco, e prosegue su questa falsariga, con Blixa Bargeld che si dimena al ritmo di chitarra e basso, brandendo una radio accesa, aggiungendo rumore a rumori, frequenze a frequenze (ad un certo punto si distingue nettamente “Gangsta Paradise” di Coolio).
Nonostante la loro ottima qualità e la forma straordinaria della voce ipnotica e perversa di Blixa, i pezzi di “Perpetuutm Mobile” dal vivo non sono ancora a punto. Mancano ancora di compattezza. Qualcuno, fuori luogo, rumoreggia, urla, Blixa li distrugge col suo sarcasmo: “pace fratelli, siamo ad un concerto rock…conoscete i Grateful Dead, i Pink Floyd…Pace!”
La non completa messa a punto dei nuovi brani è palesata anche dal paragone con i brani di “Silence is Sexy”, eseguiti nella parte centrale del concerto.Su tutte “Sabrina”, totalizzante.
Riesco a domandare al nuovo membro del gruppo il perché della differenza tra i vecchi brani ed i nuovi, questi risponde che la differenza non è nel modo in cui vengono eseguiti, ma nei sentimenti profondamente diversi che evocano, quindi, a seconda del loro stato d’animo, possono essere di volta in volta più inclini a suonare gli uni o gli altri. Risposta diplomatica.
L’ultima parte è di nuovo contraddistinta dai pezzi di “Perpetuum Mobile”, forse i più interessanti, che riscoprono la tendenza, peraltro gia ampiamente sperimentata dalla musica industriale, di corredare al campionario analogico di rumori soluzioni elettroniche o elettroacustiche: loop, batterie elettroniche e quant’altro.
Il gran finale è affidato ad un loro vecchio capolavoro: “Armenia”, trionfo di saldatrici, seghe elettriche, campanacci e tubi innocenti durante il quale lo scarno palco privo di scenografia si surriscalda, strepita, si illumina delle scintille prodotte dal lavoro duro dei Neubauten, quasi scoppia.
Durante il party dopo concerto provo a fare qualche domanda al gruppo, avvicino il bassista, mi presento, spiego le mie intenzioni, lui, senza scomporsi: “Sei un giornalista? Ok, se hai dell’Hashish lo fumiamo insieme e facciamo l’intervista, altrimenti no.” Io non l’avevo, Almoust famous.
Autore: PasQuale Napolitano